Messina (Intesa) non le manda a dire al governo

di Simone Ferradini pubblicato:
2 min

Il manager critica Palazzo Chigi su contributo a legge bilancio e gestione golden power

Messina (Intesa) non le manda a dire al governo
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Intervistato dal Sole 24 Ore Carlo Messina dice la sua su alcuni importanti temi riguardanti il sistema bancario italiano. L'a.d. di Intesa Sanpaolo punta innanzitutto l'attenzione sul contributo che il governo chiederà a banche e assicurazioni a sostegno della legge di bilancio. Si parla di un provvedimento che dovrebbe portare nelle casse dello Stato 10-11 miliardi di euro nei prossimi tre anni, oltre 4 nel 2026.

Contributo banche: Messina, non ci tiriamo indietro ma basta attacchi

Messina non nega che le banche hanno beneficiato dell'elevato livello dei tassi di interesse deciso dalla BCE negli ultimi anni per contrastare il balzo dell'inflazione e sottolinea che non si sono opposte all'ipotesi. Ma non accetta il clima di criminalizzazione che attorno ad esse si è creato (grazie all'azione di ampie frange della coalizione di governo, ndr) da quando è emersa la possibilità del contributo.

Banche e assicurazioni pilastro finanziario del Paese

Il manager ritiene che la platea cui si chiede un sforzo debba essere allargata e ricorda che banche e assicurazioni sono una delle basi della solidità finanziaria del Paese: recentemente le autorità europee hanno chiesto a banche e assicurazioni di ridurre il peso dei titoli di Stato italiani in portafoglio.

I gruppi finanziari francesi e tedeschi hanno infatti percentuali di bond governativi a bilancio pari a circa la metà di quelli italiani. Non è difficile immaginare cosa succederebbe a rendimenti e spread se banche e assicurazioni tricolore si allineassero a Francia e Germania.

La stoccata sul golden Power in Unicredit-BPM

Infine una vera e propria stoccata sul golden power. Pochi giorni fa la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia dopo il sostanziale stop imposto all'acquisizione di Banco BPM da parte di Unicredit. Messina afferma che sarebbe paradossale che il governo abbia impedito l'iniziativa della banca guidata da Andrea Orcel e desse l'ok alla stessa operazione da parte di una francese.

Il riferimento è alle indiscrezioni di aggregazione tra gli asset italiani di Credit Agricole e BPM, di cui peraltro i francesi sono primi azionisti con il 20% circa, quota incrementata con il benestare del governo (secondo le indiscrezioni) durante il tentativo di Unicredit.

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