Metalli preziosi e Big Tech al centro dei mercati: tra tensioni geopolitiche e nuove spinte sull’AI
pubblicato:Nvidia resta un pilastro del rally tecnologico: l’AI inference e i nuovi accordi consolidano la leadership nel cuore della crescita globale

Clima di calma apparente per i mercati
I mercati hanno vissuto l’ultima parte della settimana con un clima di calma apparente, tipico delle sedute post-natalizie, ma senza perdere il contatto con i massimi storici.
Venerdì i principali indici azionari statunitensi hanno oscillato poco sotto i record, in un contesto di scambi sottili e volumi ridotti, mentre l’attenzione degli investitori si è progressivamente spostata su tassi, dollaro e beni rifugio.
Nel complesso, la fotografia che emerge è quella di mercati che, pur muovendosi con cautela tipica di fine anno, non stanno riducendo l’esposizione al rischio, ma la stanno ribilanciando.
Da un lato cresce l’allocazione verso asset reali e rifugio come i metalli preziosi, dall’altro restano ben saldi i pilastri strutturali del bull market, a partire dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale. Una combinazione che racconta più una fase di adattamento che un vero cambio di regime.
Le festività hanno tenuto chiusi molti mercati – dall’Australia a Hong Kong, passando per gran parte dell’Europa – ma dove le contrattazioni sono rimaste aperte il tono è stato complessivamente costruttivo.
In Asia, nella seduta precedente, i listini avevano già mostrato segnali di forza, toccando i massimi di diverse settimane e contribuendo a mantenere un’impostazione positiva in vista della chiusura dell’anno.
Il motore principale del rialzo nel 2025 è rimasto il comparto delle mega-cap tecnologiche
A Wall Street, il motore principale del rialzo nel 2025 è rimasto il comparto delle mega-cap tecnologiche, ma nelle ultime settimane si è osservato un progressivo allargamento del movimento.
I flussi si stanno infatti spostando anche verso settori più ciclici, come finanziari e materiali, un segnale importante perché rende la struttura del mercato più solida e meno dipendente da pochi titoli leader. In questo contesto, gli indici americani si avviano verso il terzo anno consecutivo di guadagni, un risultato tutt’altro che scontato dopo un periodo caratterizzato da forti oscillazioni.
Nvidia e l'intesa con la startup Groq
Il settore tecnologico resta uno dei pilastri del mercato azionario, con un’attenzione particolare su Nvidia. Il titolo ha continuato a mostrare forza anche nelle sedute più sottili, sostenuto dall’annuncio di un nuovo accordo di licensing nel campo dell’intelligenza artificiale.
L’intesa con la startup Groq, specializzata in chip per l’AI inference, è un segnale importante perché evidenzia come la domanda non riguardi più soltanto la fase di addestramento dei modelli, ma sempre di più l’utilizzo quotidiano dell’AI da parte di aziende e consumatori.
L’AI inference è un segmento cruciale: richiede chip più efficienti dal punto di vista energetico, capaci di offrire prestazioni elevate con consumi ridotti.
Nvidia, con questa mossa, rafforza la propria posizione al centro dell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, dimostrando di saper intercettare l’evoluzione della domanda e di non dipendere esclusivamente da un singolo anello della catena tecnologica.
In un contesto in cui alcuni investitori avevano iniziato a mettere in discussione le valutazioni del settore AI, notizie di questo tipo contribuiscono a ricostruire fiducia e a sostenere il comparto.
Buona la tenuta dell’economia statunitense
A sostenere il sentiment contribuiscono anche i dati macroeconomici, che continuano a indicare una buona tenuta dell’economia statunitense, e la percezione che nel corso del 2026 la Federal Reserve possa tornare a tagliare i tassi di interesse.
L’idea che il prossimo presidente della Fed, chiamato a raccogliere il testimone di Jerome Powell, possa adottare un approccio più accomodante resta uno dei temi di fondo che tengono vivo l’interesse per l’azionario. Allo stesso tempo, si è attenuata la recente pressione sui titoli legati all’intelligenza artificiale, dopo le preoccupazioni sulle valutazioni elevate e sugli ingenti investimenti che nel breve possono comprimere gli utili.
Inizia il Santa Claus Rally?
In questo scenario, molti operatori guardano con attenzione alla possibilità di un “Santa Claus Rally”, ossia un rialzo dell’S&P 500 negli ultimi cinque giorni di negoziazione dell’anno e nei primi due di gennaio.
Storicamente, questo pattern viene interpretato come un segnale di buon auspicio per l’anno successivo, e dopo un 2025 volatile la speranza è quella di chiudere l’anno con una nota positiva anche dal punto di vista stagionale.
Oro e argento in forte crescita
È soprattutto sul fronte dei metalli preziosi che il mercato ha mostrato i movimenti più significativi, con una dinamica che va ben oltre le semplici logiche di fine anno.
L’oro e, ancor di più, l’argento stanno beneficiando di una combinazione rara di fattori: tensioni geopolitiche in aumento, indebolimento del dollaro e crescente domanda strutturale.
Il contesto geopolitico ha fornito un’accelerazione decisiva. Gli Stati Uniti hanno lanciato attacchi mirati contro obiettivi dello Stato Islamico nel nord-ovest della Nigeria, un’operazione che il presidente Donald Trump ha rivendicato come necessaria per proteggere la popolazione cristiana locale dalle violenze dei gruppi jihadisti.
Trump ha usato toni particolarmente duri, parlando di un’azione “potente e letale” e ribadendo che, in assenza di un cambio di rotta da parte delle autorità nigeriane, gli Stati Uniti potrebbero arrivare a sospendere aiuti e assistenza al Paese.
Questo tipo di escalation, anche se geograficamente circoscritta, alimenta l’incertezza globale e rafforza il ruolo dell’oro come bene rifugio per eccellenza.
A differenza di altre fasi di tensione, però, questa volta il movimento sui metalli non appare solo difensivo.
L’argento ha aggiornato nuovi massimi storici, sostenuto non solo dalle paure geopolitiche ma anche da deficit di offerta persistenti e da una domanda industriale in crescita, legata in particolare alla transizione energetica e alle applicazioni tecnologiche.
Il fatto che Washington abbia inserito l’argento tra i minerali critici rafforza ulteriormente la narrativa di lungo periodo: non si tratta più soltanto di un metallo “rifugio”, ma di un asset strategico.
L’oro, dal canto suo, continua a beneficiare dell’indebolimento del dollaro, che rende il metallo più appetibile per gli investitori internazionali, e delle aspettative di una politica monetaria meno restrittiva nel corso del 2026.
Secondo diversi analisti, il movimento sui metalli potrebbe non essere un semplice episodio di fine anno.
La forza della domanda fisica, le incertezze geopolitiche e monetarie e le previsioni ancora costruttive delle grandi banche internazionali lasciano spazio a ulteriori estensioni del rally anche nel 2026.
Il dollaro ha mostrato segni di debolezza
Sul fronte delle valute, il dollaro ha mostrato segni di debolezza, riflettendo le attese sui futuri tagli dei tassi da parte della Fed. Euro, sterlina e franco svizzero ne hanno approfittato per rafforzarsi, mentre lo yen giapponese è rimasto sotto osservazione.
Nonostante il recente rialzo dei tassi da parte della Banca del Giappone, la valuta nipponica si è indebolita, complice un’inflazione a Tokyo in rallentamento ma ancora sopra il target del 2%. In un contesto di scambi ridotti, il mercato resta attento alla possibilità di interventi ufficiali a sostegno dello yen.
Nel complesso, il quadro che emerge è quello di mercati in equilibrio, sospesi tra la cautela tipica di fine anno e una fiducia di fondo che continua a sostenere azioni e asset reali. La sensazione è che il 2026 si avvicini con aspettative elevate, ma anche con una maggiore consapevolezza dei rischi geopolitici e monetari che potrebbero tornare rapidamente al centro della scena.
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