Petrolio: OPEC+ accelera produzione ma il prezzo non scende

di Simone Ferradini pubblicato:
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I produttori aumentano l'attività dei campi petroliferi, il mercato incassa con disinvoltura

Petrolio: OPEC+ accelera produzione ma il prezzo non scende

Sorpresa dalla riunione dell'OPEC+ del fine settimana. Il gruppo che raccoglie i Paesi esportatori di petrolio associati nell'OPEC e i loro alleati nella determinazione delle politiche di produzione - il principale è la Russia, terzo estrattore alle spalle di USA e Arabia Saudita - ha infatti deciso di aumentare la produzione di greggio come ampiamente atteso dagli osservatori. A sorprendere è stata l'entità della mossa: è infatti stato deciso di incrementare di 548 mila barili il pompaggio giornaliero a partire da agosto.

Per l'OPEC+ le prospettive sono buone

La maggior parte degli analisti - non quelli di Goldman Sachs che avevano previsto +550 mila barili - si attendeva un ritocco più conservativo pari a 411 mila barili, identico a quello visto nei tre mesi precedenti. L'OPEC+ nel comunicato ha parlato di fondamentali di "mercato in buona salute" e di "solido scenario economico globale". Affermazioni che lasciano un pò perplessi con la domanda cinese al palo nei primi cinque mesi dell'anno e le prospettive estremamente incerte a livello macro con l'incombere della mannaia dei dazi di Trump.

Prezzo petrolio contro le iniziative OPEC+

Tenendo conto anche del rialzo da 138 mila barili al giorno deciso a marzo, l'OPEC+ quest'anno ha incrementato la produzione giornaliera di 1,92 milioni di barili, ormai a un passo dall'annullare il taglio da 2,2 milioni deciso a fine 2023 per sostenere i prezzi. Per Goldman Sachs si andrà oltre questa cifra dato che la previsione è per un ulteriore sovrappiù di 550 mila barili al giorno nel meeting del 3 agosto. Se la stima degli analisti della banca americana si rivelasse corretta si creerebbero le premesse per un indebolimento del petrolio: un aumento dell'offerta - a parità di altre condizioni - determina normalmente un calo dei prezzi del bene.

In realtà però i movimenti che osserviamo sono piuttosto contraddittori rispetto alle canoniche dinamiche domanda-offerta: l'incremento del fine settimana avrebbe dovuto causare una netta flessione delle quotazioni, il che non è avvenuto. Ampliando l'orizzonte temporale dell'analisi, ricordiamo che il taglio di produzione del 2023 era stato motivato con la volontà di sostenere il prezzo del petrolio: a quei tempi il Brent quotava 80 dollari/barile e il WTI 75, oggi siamo a 68 e 65 con minimi ad aprile a 58 e 54. A quanto pare i tentativi dell'OPEC+ di pilotare le quotazioni hanno scarso successo.