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Poste: nuova istruttoria Antitrust, mentre il mercato attende la privatizzazione

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

L'Authority chiede l'accesso alla rete postale anche per l'offerta luce e gas dei concorrenti di PostePay. La competizione è fondamentale nel passaggio al mercato libero e intanto il governo lavora alla privatizzazione e Poste e CDP confermano l'accordo industriale

Poste: nuova istruttoria Antitrust, mentre il mercato attende la privatizzazione

Nuova grana Antitrust per Poste Italiane. L’Authority presieduta da Roberto Rustichelli ha avviato un'istruttoria per stabilire se la rete postale e gli uffici di cui si serve PostePay sono rimasti chiusi alla concorrenza per l’offerta di forniture di elettricità e gas nel mercato libero.

Contestualmente l’Antitrust ha anche avviato un procedimento per l’adozione di misure cautelari e quindi ci potrebbero essere ripercussioni immediate.

Il periodo è caldo per tanti motivi, a partire dal fatto che la fine del regime di mercato tutelato sui mercati di fornitura di gas ed energia elettrica mette pressione sul comparto.

In queste ore il titolo di Poste Italiane segna un ribasso dello 0,32% e si riporta a 9,9 euro.

Poste Italiane e la concorrenza sulla rete

Poste Italiane è concessionaria del Servizio Universale postale e gestisce quindi un servizio di interesse economico generale su una rete di circa 12.800 uffici postali che le dà un vantaggio competitivo importante in diversi settori, compresi quelli dell’energia elettrica e del gas naturale.

Infatti da inizio 2023 la controllata PostePay ha iniziato offrire servizi di fornitura di energia elettrica e gas a condizioni di libero mercato con il marchio Poste Energia.

Tra giugno e luglio dello scorso anno però le due concorrenti A2A Energia e Iren Mercato hanno chiesto esplicitamente al gruppo Poste di garantire loro l’accesso alla rete a parità di condizioni di PostePay per promuovere le proprie offerte su elettricità e gas.

L’articolo 8, comma 2-quater, della legge n. 287/1990 concede ai concorrenti questo diritto: se c’è un’impresa, come Poste, che gestisce servizi di interesse economico generale, essa deve rendere accessibili tali beni o servizi a condizioni equivalenti anche alle altre imprese direttamente concorrenti. Ma PostePay non avrebbe permesso questo accesso alla sua rete alle concorrenti, violando le norme sulla libera concorrenza.

Tutto ancora da verificare nell’ambito dell’istruttoria appena avviata, ma poiché le forniture elettriche a maggior tutela hanno ottenuto una proroga fino a tutto il mese di giugno 2024, si sono aperte in questi mesi ulteriori opportunità per l’utenza di scegliere i propri fornitori sul mercato libero e quindi un eventuale vantaggio competitivo sleale rischia di alterare ancora di più la libera concorrenza in un mercato in cui sono entrati diversi nuovi operatori.

Ne è scaturita l’istruttoria Antitrust, che concede 60 giorni alle parti per fornire le proprie ragioni, ma ne è derivato anche un procedimento cautelare con tempi molto più stretti per un confronto con le parti (7 giorni).

La segnalazione all’Authority è giunta dall’associazione Utilitalia, che ha anche presentato l’istanza per l’adozione di misure cautelari che interrompano l’offerta di Poste Energia sulla rete di Poste fino all’effettivo ripristino di condizioni equivalenti di concorrenza e che a Poste Italiane sia ordinato di garantire l’accesso alla rete ai concorrenti a condizioni equivalenti.

Poste Italiane e la privatizzazione all'orizzonte

L’istruttoria Antitrust su Poste Italiane giunge in un periodo delicato in cui il governo italiano prende le misure delle sue controllate e partecipate per valutare se inserirle o meno nel programma di privatizzazioni dal quale dovrebbero arrivare in cassa ben 20 miliardi di euro in tre anni.

Nel ventaglio di opzioni è ovviamente inserita anche Poste Italiane. Attualmente la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ne controlla il 35% e il Ministero dell’Economia ne controlla un altro 29,26% mentre il mercato è fortemente presente con investitori istituzionali al 23% circa del capitale sociale.

Le voci dicono che il governo punti a mettere sul mercato il 29% del capitale circa, per un incasso di 4 miliardi di euro (ai valori di oggi quella partecipazione varrebbe meno di 3,8 mld però). In pratica si pensa di lasciare il controllo indiretto della società alla CDP e c’è stata un’accelerazione sulle prime valutazioni che, sempre secondo i rumors, immaginavano di lasciare allo Stato almeno il 51% del gruppo guidato da Matteo Del Fante.

Sarebbe in pratica la cessione più importante fra quelle ipotizzate per ora dagli osservatori e già lo scorso 25 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato in un esame preliminare il provvedimento per l’alienazione di una quota del gruppo Poste Italiane, ribadendo l’intenzione di mantenere una partecipazione che garantisca il controllo pubblico.

L’idea è quella di trovare un sistema di cessione delle quote che favorisca l’azionariato diffuso e quindi i piccoli investitori, ma il dossier è elettrico.

Il Pd e i sindacati si sono già messi di traverso bocciando l’ipotesi di una cessione massiccia di quote. I rappresentanti dei lavoratori temono un danno irreversibile per la funzione sociale unica di Poste Italiane, soprattutto nei piccoli paesi, paventano un impatto duro sull’occupazione, denunciano il rischio che poi si comprometta anche uno degli snodi principali del risparmio italiano quello che va dai buoni fruttiferi di CDP allo sportello degli uffici postali.

Proprio per puntellare questo aspetto strategico nelle scorse settimane Poste Italiane e CDP hanno rinnovato l’accordo per il servizio di raccolta del Risparmio Postale. L’intesa in essere copriva il periodo tra il 2021 e il 2024 e la nuova convenzione abbassa da 1,6 a 1,55 miliardi di euro la retribuzione minima di Poste Italiane per il servizio di raccolta e di risparmio postale dopo il calo dei risultati degli ultimi anni dovuti anche al contesto più sfidante per la concorrenza dei titoli del Tesoro.

I libretti postali hanno meno appeal in questa fase e, con la privatizzazione di quote pubbliche di Poste in vista, era necessario consolidare questo legame strategico e inviare segnali di stabilità e di continuità.

Per Poste il 2024 sarà comunque un anno carico di sfide.