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UE: tetto al prezzo del gas sul tavolo, ma i rischi non mancano

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

L’Europa cerca di ritrovare in Consiglio l’unità, ma l’Ungheria riesce a dividere ancora e alla fine rischiano di pagare i cittadini

UE: tetto al prezzo del gas sul tavolo, ma i rischi non mancano

Gas e petrolio per l’Europa restano un grosso problema nel terzo mese della guerra in Ucraina. Il tentativo di difendere l’integrità della reazione europea subisce già diversi attacchi e battute di arresto e, nonostante il duro lavoro dei policy maker, si procede con molta fatica verso posizioni condivise. Oggi e domani si terrà una meeting speciale del Consiglio Europeo con un’agenda densa di temi fondamentali per il futuro prossimo del Vecchio Continente.

Si parlerà per due giorni di assistenza all’Ucraina oggi e nella ricostruzione, del problema del caro energia per famiglie, imprese e per la transizione ecologica. Si farà il punto anche sul pericolo globale della crisi alimentare e sulla necessità sempre più stringente di costruire una difesa europea coordinata. Tutti temi importanti e da discutere, ma la divaricazione delle posizioni fa già temere un nulla di fatto e un rinvio delle possibili decisioni concrete al meeting di giugno. Una buona notizia per l’Italia sembra però esserci, con le aperture a un tetto al prezzo del gas.

La questione del tetto al prezzo del gas

Il Consiglio UE sarebbe pronto a invitare la Commissione Europea a esplorare con i partner internazionali le modalità di un freno ai prezzi dell’energia, compresa l’introduzione di tetti temporanei ai prezzi. Questo risultato potrebbe venire fuori dalla riunione di questi due giorni e potrebbe inviare un segnale ai mercati: l’Europa è pronta a reagire ai rincari dell’energia anche con un “price cap” che blocchi l’attacco costante ai prezzi.

Potrebbe essere una vittoria italiana dopo le forti pressioni di Roma sul tema, dapprima da sola, poi con Francia e Spagna e dunque con Germania ed Europa del Nord. I tetti ai prezzi dell’energia potrebbero riguardare sia il gas, che il petrolio.

Ma non mancano le incertezze. Eppure per l’Italia e per l’Europa è una fase importante di difficile riempimento delle scorte in vista dell’inverno. I prezzi del TTF olandese, il benchmark di riferimento del gas, sono passati dagli oltre 210 euro a MWh di inizio marzo a meno di 90 euro, ma sono comunque molto più cari degli anni scorsi e gli stoccaggi si riempiono a rilento in tutta Europa.

Situazione critica ed Europa divisa

Il Consiglio Europeo di questi giorni cercherà di ricucire la fragile unità della reazione europea che in queste ultime settimane sembra molto infiacchita dall’emergere di posizioni particolari e contrastanti. Al centro delle fratture il petrolio e l’incapacità UE di promuovere un embargo unico del greggio russo.

L’Ungheria di Viktor Orban, già in passato molto vicina alle posizioni di Putin e alla Serbia di Aleksandar Vucic, ha messo un veto sull’intero sesto pacchetto di sanzioni. Come la Slovacchia e la Repubblica Ceca, l’Ungheria non ha uno sbocco al mare e importa il 65% del proprio petrolio dalla Russia (per il gas la dipendenza da Mosca sarebbe addirittura dell’85%).

Budapest dipende sostanzialmente per il petrolio dall’oleodotto Druzhba, il più grande del mondo (circa 4 mila chilometri) e così ha chiesto più tempo e più soldi per ristrutturare la propria domanda di greggio e per adattare le raffinerie all’eventuale nuovo tipo di petrolio Brent in arrivo.

La Commissione Europea, per venire incontro alle domande di Orban e cercare di salvare il sesto pacchetto di sanzioni (e la faccia), ha proposto una mediazione importante, ossia il blocco del petrolio russo via nave e autobotte e non via oleodotto: l’importazione ungherese del petrolio russo attraverso il Druzhba poteva rimanere in piedi, viste le difficoltà.

Ma non è bastato neanche questo e stavolta si potrebbe essersi messa di traverso anche la Germania. Il Druzhba passa infatti anche per la Germania, anzi ha un intero troncone settentrionale che alimenta anche la Polonia. Si creano così due possibilità.

La prima possibilità è che tutto l’export di petrolio russo via Druzhba si salvi e anche Germania e Polonia ottengano il vantaggio di prezzi del gas russo più bassi a svantaggio competitivo del resto d’Europa.
La seconda possibilità lascia attivo solo il troncone meridionale dell’oleodotto, quindi un vantaggio solo per l’Ungheria e i vicini, ma non per Germania e Polonia, che si sono messe subito di traverso.
Ciascuna delle due soluzioni alla fine è risultata divisiva e anche l’inserimento del tetto al prezzo del gas spinto dall’Italia (che non si è esposta contro la Germania) sembra il tassello di un puzzle sostanzialmente esploso a danno comune dell’Europa.

Con tante fratture in gioco, la presidenza francese dell’Europa e il presidente del consiglio europeo Charles Michel hanno deciso di convocare il nuovo consiglio europeo di oggi e domani, per cercare di ricucire e difendere l’unità europea. I rischi non mancano, a partire dal fatto che una mancata decisione possa nuocere all’Europa tutta e avvantaggiare Mosca.

Oltretutto la portata degli argomenti in gioco, dal gas alla difesa comune, dalle sanzioni alla crisi alimentare globale, è tale che un dissenso sempre più aperto a Bruxelles potrebbe aumentare ancora di più i danni di questa situazione per i cittadini europei.