Nuovo affondo di TIM, Vivendi mette sotto pressione il cda
pubblicato:Vendita della rete? L'azionista francese vuole l'assemblea straordinaria, dove avrebbe quasi un potere di veto, altrimenti minaccia il Tribunale. Cresce la pressione sul consiglio di amministrazione, ma in fondo era tutto previsto e l'ora delle decisioni si avvicina

Avvio di seduta decisamente negativo per Telecom Italia, che segna un ribasso del 3,89% e si riporta a 23,94 centesimi dopo un pericoloso affondo a quota 23,74. Nell’ultima settimana il titolo ha perso il 6,63%.
A mettere sotto pressione i corsi la notizia di Reuters su una lettera inviata da Vivendi, primo azionista di TIM con il 23,8% del capitale, al consiglio di amministrazione.
Il socio francese minaccia un ricorso al Tribunale nel caso in cui la decisione sulla vendita della rete di Telecom Italia non passi da un’assemblea straordinaria. Lì, con la necessità di un voto a maggioranza qualificata di due terzi, giocoforza Vivendi avrebbe un potere di veto (o quasi) grazie alle quote che controlla.
TIM: la partita si complica, ma era previsto
Il prossimo 3 e 5 novembre il consiglio di amministrazione di Telecom Italia si riunirà per decidere sulla proposta vincolante di KKR sulla rete Netco e su quella separata e non vincolante per Sparkle (la rete internazionale e strategica di TIM). I tempi sono stretti perché l’offerta su Netco scadrà l’8 novembre. Quella su Sparkle ha invece scadenza al 20 dicembre.
Ora il consiglio di amministrazione di Telecom Italia ha ottenuto tre pareri legali che autorizzano il board a decidere sulla rete nell’ambito delle proprie prerogative. L’idea di fondo sarebbe che l’oggetto sociale di TIM non cambierebbe con la vendita della rete perché continuerebbe a occuparsi di telecomunicazioni in mobilità e in rete fissa. Quindi niente cambiamento di statuto.
Di parere opposto invece Vivendi, che non ha mai fatto mistero di avversare l’offerta di KKR sulla rete di TIM e di ritenerla inadeguata. L’ultima lettera del socio francese al board, di cui Reuters rende conto, afferma una posizione diversa. La decisione sulla rete Netco di Telecom Italia va presa in un’assemblea straordinaria perché comporterà la modifica dello statuto. A supporto i pareri legali sono cinque.
Può sembrare un cavillo, ma cambia tutto, perché un’assemblea straordinaria richiede appunto una maggioranza dei due terzi, quindi con il suo 23,8% del capitale Vivendi ha un potere che si avvicina molto al diritto di veto. In altre parole potrebbe far saltare tutto. Oltretutto un cambiamento di statuto in un’assemblea straordinaria darebbe il diritto di recesso a tutti gli azionisti che votassero contro. E questo per TIM non sarebbe un problema da poco.
I cinque pareri legali consultati da Vivendi non ci sono insomma andati leggeri e anzi, come sottolinea anche Il Sole 24 Ore, mettendo in avviso il board sui presunti perimetri delle sue facoltà hanno messo in gioco il tema della responsabilità individuale dei singoli amministratori. Se decidessero eventualmente in autonomia di procedere con la cessione della rete Vivendi potrebbe chiedere un’azione di responsabilità e questo sicuramente rappresenta una pressione non indifferente.
Resta in campo la via di mezzo di un parere consultivo all’assemblea ordinaria, come avvenuto per la recente vendita di Autostrade per l’Italia (Aspi). Indiscrezioni di qualche giorno fa narravano di un’apertura di Vivendi a questa opzione, ma oggi la partita ha preso tutt’altra direzione e il caso diventa legalmente complesso.
TIM, la partita della rete in numeri
La distanza tra le valutazioni a distanza di mesi e di infruttuosi confronti di Vivendi con il consiglio di amministrazione, con il governo, con i legali e con tanti altri stakeholder, rimane miliardaria. Secondo le indiscrezioni l’offerta di KKR arriva a 23 miliardi di euro circa, lontanissima dai 31 miliardi delle valutazioni di Vivendi. Alcuni rumors hanno parlato anche di una soglia di 26 miliardi di euro dalla quale il negoziato potrebbe invece prendere una direzione, ma anche quel livello appare lontano.
Per quanto trapelato finora la rete TIM, la Netco sarebbe valutata da KKR circa 20 miliardi di euro.
A questa cifra si aggiungerebbero 2 miliardi di euro di earn-out collegati soltanto alla eventuale successiva fusione con la Open Fiber di CDP.
TIM potrebbe poi ottenere un altro miliardo di euro dal trasferimento del debito e da altre poste collegate a un contratto ventennale (master service agreement) che KKR firmerebbe.
A tutto questo si aggiungono le ipotesi del trasferimento nella società dell’infrastruttura di 21.500 dipendenti sui 40.000 totali di Telecom Italia.
Come noto debito e personale della TIM che verrebbe fuori dalla cessione sono uno degli aspetti cardine della questione.
La questione è passata pure dalla Corte dei conti pochi giorni fa. La Corte ha infatti sottolineato di non essersi potuta esprimere compiutamente sulla sostenibilità finanziaria dell’investimento pubblico. Ma allo stato delle negoziazioni è una questione acerba.
Mettendo tutto in conto si avvicinano, ma non si raggiungono i 26 miliardi di euro e restano inarrivabili i 31 miliardi, quindi il confronto con Vivendi rimane aspro
TIM, altre complicazioni
Anche un via libera alla cessione della rete dovrebbe poi passare dall’Europa, dove l’Antitrust vorrà sicuramente controllare il dossier per capire se sono state violate le norme sulla concorrenza e se non ci sono stati aiuti di Stato.
Il Ministero dell’Economia, quindi il governo, controlla l’82,77% di Cassa Depositi e Prestiti (CDP). CDP, a sua volta, controlla il 9,81% di TIM e il 60% della società delle reti Open Fiber (il resto è di Macquarie).
Sulla partita della rete il governo è stato attivo fin da subito (qualcuno ha scritto che ci ha messo la faccia). Ad agosto ha autorizzato investimenti di interesse strategico per 2,525 miliardi di euro e si è detto pronto ad acquistare fino al 20% della rete.
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha specificato che per la rete è prevista una spesa massima di 2,2 miliardi di euro. Controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardia dei posti di lavoro sono l’obiettivo.
TIM, ma si sa già tutto da mesi
D’altronde tutte queste cose sono note da mesi e sicuramente sia il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, che il governo ne hanno tenuto conto nelle loro valutazioni.
Che Vivendi avrebbe lottato per portare la questione in assemblea straordinaria e lì bloccare la vendita della rete, è stato scritto fin da subito.
Anche il fatto che Vivendi avrebbe fatto pressione con i suoi legali e con tutti i cavilli possibili, nel caso in cui non si fosse trovato un accordo sul prezzo, era noto.
Dopo mesi di trattative, oggi un accordo appare più lontano, ma sicuramente consiglio di amministrazione, KKR e governo non giungono impreparati a questa fase.
Entro pochi giorni si dovrà quindi decidere.