T-Note USA: il segnale che può accendere una nuova tempesta sui mercati
pubblicato:Le tensioni fiscali e il timore di nuovi rimborsi dei dazi mettono in discussione la fiducia nel debito USA: un mix esplosivo che minaccia di colpire in pieno azioni, dollaro e liquidità globale

T-Note USA: il punto di rottura che può cambiare l’equilibrio dei mercati globali
C’è un punto sul grafico del T-Note USA a 10 anni che merita tutta l’attenzione degli investitori.
È l’area dei 112 dollari — una soglia che, se violata, potrebbe segnare non solo la fine del rialzo obbligazionario iniziato a gennaio, ma anche l’inizio di una nuova fase di tensione sui rendimenti, sul dollaro e, inevitabilmente, sulle borse mondiali.
Un trend che rischia di spezzarsi
Dall’inizio del 2025, il future sul T-Note decennale (ZNZ5) ha costruito una solida struttura rialzista, sostenuta dalla progressiva discesa dei rendimenti e dalla speranza di un ciclo monetario più accomodante da parte della Federal Reserve.
Tuttavia, nelle ultime settimane il quadro tecnico ha iniziato a incrinarsi.
Sul grafico si distingue chiaramente una figura di potenziale doppio massimo — una delle configurazioni ribassiste più affidabili dell’analisi tecnica.
Il primo top risale al 19 settembre, in area 113,90, seguito da un secondo massimo pressoché identico il 17 ottobre.
La base della figura passa per 112,19, minimo del 25 settembre, che coincide con la trendline rialzista di medio periodo disegnata dai minimi di gennaio.
Mercoledì il contratto ha testato quel supporto con precisione chirurgica, chiudendo a 112,89 (+0,50%).
Ma il segnale è chiaro: il mercato obbligazionario americano si trova su una linea sottile.
Una discesa sotto i 112 punti violerebbe sia la trendline sia la base del doppio massimo, aprendo spazio a una correzione più profonda con target potenziali verso 110 dollari — e rendimenti che, in parallelo, tornerebbero a salire in modo deciso.
💣 Il nodo fiscale e la fiducia sul debito USA
Per capire perché questa soglia è così cruciale, bisogna guardare oltre il grafico.
Il problema oggi non è solo tecnico, ma profondamente macroeconomico.
Il mercato obbligazionario statunitense si trova nel mezzo di una nuova ondata di preoccupazioni fiscali.
Le discussioni alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi ha messo in dubbio la legalità dei dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump, hanno riaperto una questione centrale:
se il governo fosse costretto a restituire parte delle entrate doganali, il deficit federale — già ai massimi da vent’anni — potrebbe peggiorare sensibilmente.
Gli investitori lo hanno capito immediatamente: nella giornata di mercoledì i rendimenti dei Treasury decennali sono saliti di 6,6 punti base, mentre quelli a due anni hanno guadagnato 4,8 punti, segnalando che il timore non riguarda più tanto la politica monetaria della Fed, quanto la sostenibilità fiscale degli Stati Uniti.
I timori sull’equilibrio tra domanda e offerta e sulla posizione fiscale potrebbero essere importanti almeno quanto il percorso del tasso dei Fed Funds. La perdita di entrate tariffarie farebbe riemergere alcune questioni spinose sul deficit.
In altre parole, il rischio oggi non è l’inflazione, ma il debito.
Se la fiducia degli investitori internazionali sul debito USA dovesse incrinarsi, la domanda di Treasury diminuirebbe, e i rendimenti dovrebbero salire per compensare il rischio percepito — un meccanismo che si autoalimenta.
Perché gli azionisti dovrebbero preoccuparsi
Un aumento repentino dei rendimenti sarebbe tutt’altro che neutrale per i mercati azionari.
Il legame è noto: quando i rendimenti salgono, le valutazioni azionarie scendono.
Soprattutto in un contesto in cui i titoli growth e i colossi tecnologici — da Tesla ad Amazon, da Nvidia a Meta — già mostrano segni di debolezza dopo anni di rally alimentato dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale.
La combinazione tra tassi in risalita, deficit in espansione e incertezza politica potrebbe essere un mix difficile da gestire anche per i portafogli più solidi.
Inoltre, un rialzo dei rendimenti attirerebbe nuovi flussi sul dollaro, generando un apprezzamento della valuta americana.
Questo avrebbe conseguenze rilevanti per gli utili delle multinazionali USA, ma anche per i mercati emergenti, che si troverebbero a fronteggiare nuove pressioni sul debito in valuta estera.
Una soglia da non ignorare: 112 è il barometro della fiducia
Il livello 112 sul future T-Note decennale non è soltanto un supporto grafico: è un barometro della fiducia nel debito americano, e quindi nella stabilità finanziaria globale.
Finché il prezzo resta sopra questa soglia, i mercati possono continuare a credere in una normalizzazione ordinata dei tassi e in una gestione controllata del deficit.
Ma una rottura sotto 112 sarebbe il segnale che il vento sta cambiando: il debito torna a far paura, i rendimenti si impennano e il capitale si sposta verso la sicurezza, non verso il rischio.
Conclusione
Il grafico del T-Note decennale è oggi una bussola per chi vuole capire dove stanno andando i mercati globali.
Non è solo un tema da trader obbligazionari, ma un test di fiducia nel sistema americano.
Perché se la base di 112 dovesse cedere, il messaggio sarebbe chiaro: il vero rischio non è la Fed, non è l’inflazione, non è nemmeno la crescita.
È la tenuta fiscale del Paese che emette la moneta di riserva del mondo.
💬 In sintesi: sotto 112 sul T-Note, allacciare le cinture.
La prossima turbolenza potrebbe non arrivare dalle banche centrali, ma dal Tesoro USA.
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