Azioni A2A in crisi con dati 9m e aggiornamento piano al 2035
pubblicato:Risultati di bilancio in lieve deterioramento e obiettivi di medio termine rivisti in senso peggiorativo

Mattinata difficile per A2A che cede oltre quasi il 7% a 2,52 euro e si rimangia quanto guadagnato con il balzo di inizio settimana scorsa: grazie al report di Morgan Stanley (raccomandazione migliorata da equalweight a overweight e target incrementato da 2,55 a 3,25 euro) il titolo si era portato sui massimi dal 2008.
Risultati 9m in indebolimento
Oggi le azioni dell'utility lombarda vengono penalizzate dai risultati dei primi nove mesi del 2025, periodo chiuso con ricavi +12% a/a a 10,17 miliardi di euro (da +13% nel sem1), EBITDA -4% a 1,729 miliardi (-4% anche nel sem1) utile netto ordinario -16% a 559 milioni (da -11% nel sem1). Si denota quindi un lieve peggioramento della tendenza. Confermata la guidance per l'esercizio con EBITDA nella parte alta della forchetta 2,17-2,20 miliardi di euro (2,211 il consensus degli analisti) e utile netto ordinario a 0,68-0,70 miliardi di euro (0,701).
Obiettivi piano strategico in lieve peggioramento
Il fattore di maggiore criticità è rappresentato dagli obiettivo dell'aggiornamento del piano strategico al 2035. Rispetto a quanto indicato nella revisione di un anno fa si osservano alcune revisioni in senso peggiorativo. Ad esempio l'EBITDA, il cui obiettivo di 2,4 miliardi di euro al 2027 viene traslato al 2028: in altre parole c'è un ritardo di un anno, in parte compensato dall'incremento del target 2036 a 3,6 miliardi dai 3,3 indicati un anno fa.
Situazione simile per quanto riguarda l'utile ordinario: il target di 0,7 miliardi passa dal 2027 al 2028, con obiettivo 2035 a 1,1 miliardi da 1,0. Modifica in senso peggiorativo anche per quanto riguarda il multiplo dell'indebitamento netto. Un anno fa il rapporto PFN/EBITDA era indicato "mai superiore a 2,7x in arco Piano" mentre ora "sempre inferiore a 2,8x in arco Piano": cambia la sintassi ma la sostanza è che il management si attende un indebitamento leggermente superiore in termini di EBITDA. Il gruppo incrementa poi da 22 a 23 miliardi di euro gli investimenti del periodo e conferma la politica dei dividendi migliorata un anno fa che prevede una crescita annua di almeno il 4%.
Conclusioni: perché il titolo scende
Ricapitolando possiamo affermare che analisti e investitori sono rimasti delusi dal trend dei conti al 30 settembre, dalla revisione in senso peggiorativo della guidance di medio periodo su EBITDA e utile netto ordinario e complessiva per quanto riguarda il multiplo di indebitamento.
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