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Credit Suisse, la crisi continua: i conti in rosso del 2022

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

Rally al ribasso per l’istituto svizzero, perdite monstre e lavori in corso. Per ora azionisti e correntisti fuggono, domani si vedrà

Credit Suisse, la crisi continua: i conti in rosso del 2022

La crisi continua in Credit Suisse. La banca svizzera segna a metà seduta un ribasso dell’8,12% a 2,98 franchi svizzeri e comprime la propria capitalizzazione complessiva a 11,87 miliardi circa. Il gruppo ha pubblicato il resoconto preliminare di un anno difficile.

Credit Suisse, i conti in rosso del 2022

Nel quarto trimestre i ricavi crollano del 33% (a/a) a 3,06 miliardi di franchi e le spese operative flettono del 31% ma si mantengono a 4,33 miliardi, ben sopra, come visto, il giro d’affari. Il conto economico di conseguenza segna dunque un altro rosso da 1,39 miliardi, dopo le perdite da 4 miliardi e da 2 miliardi nel terzo e nel secondo trimestre dello scorso esercizio.

Complessivamente il 2022 si chiude dunque con una perdita monstre da 7,293 miliardi di franchi dopo il rosso da 1,65 miliardi del 2021.

Calano anche gli asset under management a 1,29 trilioni di franchi dagli 1,61 del 2021. Il CET 1 ratio è del 14,1%

La banca prevede comunque (o meglio il cda proporrà all’assemblea) un dividendo da 0,05 franchi.

Il gruppo manterrà la forte disciplina dei costi avviata e prevede un taglio della base di costo di 1,2 miliardi di franchi nel 2023 con spese di ristrutturazione che dovrebbero quest’anno raggiungere gli 1,6 miliardi di franchi e nel 2024 il miliardo di franchi.

Credit Suisse, a che punto è la crisi

Della situazione difficile e degli scandali che hanno coinvolto il gruppo già alcuni mesi fa abbiamo parlato.

Si è già materializzato un aumento di capitale per 4 miliardi di franchi e si procede con il deleveraging della Non-Core Unit creata con l’avvio di quest’anno 2023 e già instradata sul taglio delle attività.

In dollari significa 5 miliardi circa in meno di RWA (asset ponderati per il rischio) e 15 miliardi in meno in termini di leverage. A fronte di target a 2 e 8 mld rispettivamente nel quarto trimestre 2022. Al netto degli HLQA ovviamente, ossia dei lower high-quality liquid asset, ossia della liquidità pura persa con il taglio della casa detenuta presso le banche centrali e delle HLQA non cash collegate ai forti deflussi, alla fuga dei depositi nel quarto trimestre del 2022, quando la crisi della banca svizzera ha toccato la sua fase acuta.

Complessivamente nel quarto trimestre Credit Suisse ha tagliato del 6% a/a gli RWA a 250,54 miliardi di franchi e ha segato gli asset complessivi del 30% rispetto al quarto trimestre del 2021 a 531,35 miliardi.

Il più ampio contenitore del leverage exposure vede un calo del 27% a/a a 650,5 miliardi di franchi. In poche parole bilancio a stecchetto, più che una cura dimagrante, una sforbiciata netta. Una banca più piccola in definitiva, forse più solida. 

Stessa direzione prende il Securitized Products Group (SPG). In particolare la riduzione del portafoglio di prodotti cartolarizzati SPG sarebbe già a due terzi grazie a una cessione significativa proprio ieri ad Apollo Global Management. In soldoni significa un taglio di questi asset di 35 miliardi di dollari circa su un totale di 55 miliardi. 

Nuova tappa anche nello scorporo di CD First Boston con l’acquisizione di The Klein Group LLC, il business investment banking di M. Klein & Company LLC per rafforzare le capacità di consulenza e sui capital market. L’approdo finale dovrebbe essere una società di consulenza e un operatore indipendente nei mercati di capitale di stanza negli Stati Uniti.

Qualcosa di molto di più delle boutique finanziarie tanto in voga, piuttosto una “bulge bracket”, ossia un colosso dell’investment banking. L’acquisizione del player di peso di questo mercato attrarrà anche il suo management, a partire da Michael Klein che entrerà nel consiglio esecutivo di CS. 

L’obiettivo finale è trasformare Credit Suisse in una società focalizzata sul wealth management con forti asset in ambito asset management e market. I significativi deflussi nel quarto trimestre 2022 e le loro conseguenze lasciano comunque prevedere una perdita nel Wealth Management nel primo trimestre di quest’anno e restano incerte le performance per il resto dell’anno.

Sostanzialmente il Credit Suisse rimane ancora di qua dal guado e le performance di queste ore lo dimostrano.