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Gas: questo inverno farà freddo?

di Giovanni Digiacomopubblicato:

In ordine sparso si preparano le alternative al gas russo, con piani d’emergenza sempre più precisi che rimbalzano sui giornali e i politici che gettano acqua sul fuoco, mentre la Russia chiude i rubinetti

Gas: questo inverno farà freddo?

È difficile tremare d’estate, ma quest’anno ci tocca anche questo. Perché il braccio di ferro con Mosca sull’Ucraina rischia di lasciarci a brevissimo senza gas. Sì l’Europa, il miglior cliente e il più dipendente dal metano di Mosca, dovrà rifare i conti e non è detto che tornino, anzi. La situazione precipita, le forniture crollano.

Prima l’annunciato, ma comunque gravissimo, intervento su Nord Stream 1, una manutenzione di routine che in altri tempi sarebbe passata inosservata e oggi sembra un garbato avviso di sfratto. Poi, in tipico stile russo, la pressione che cresce sul Sud, sull’Austria e sull’Italia, con il taglio di due terzi del gas fornito a Vienna e di un terzo del gas fornito a Roma.

Se lo aspettavano tutti, ma forse siamo impreparati e i piani di emergenza cominciano a fare il giro dei giornali. È una guerra ibrida, con le pressioni politiche che crescono in Occidente con il favore di Mosca, con la tensione che prepara l’ondata delle divisioni, mentre ogni dibattito sulla pace sembra soffocato dalle armi di Kiev e dalle sue vittime civili, dall’avanzata di Mosca e dalle sue reazioni più o meno aperte.

E l’Europa fa quel che può, si organizza, si divide, un po’ in ordine sparso in attesa di un accordo sul tetto al prezzo del gas (nella speranza che funzioni) e di un altro accordo contro gli spread. Fra qualche mese arriverà il freddo e il gas servirà per scaldarci e produrre elettricità, così già da ora si diffonde la parolina magica delle crisi energetiche che fa tanto tempo di guerra: razionamento.

In realtà un po’ di riscaldamento con la siccità l’abbiamo fatto, ma poca cosa o niente per i più, se toccherà tenere più fredde le case o usare meno la macchina, sarà un altro paio di maniche, senza considerare che potrebbe significare per molti la perdita del lavoro e per l’economia una gelata ancor più spaventosa, visto che l’Italia ha un debito pubblico che ha bisogno di crescita.

Gas, la Germania tira la cinghia

In Germania il maggiore proprietario residenziale nazionale, Vonovia, ha già avvisato le famiglie che il prossimo inverno centinaia di migliaia di residenti dovranno fare i conti con riscaldamenti centralizzati che scenderanno a 17 gradi tra le 23 e le 6 del mattino: questo consentirà di tagliare i costi dell’8%. Il connazionale gigante del metano, Uniper, ha già chiesto un salvataggio pubblico che potrebbe arrivare a 9 miliardi di euro. Non sta dietro ai prezzi e senza il gas di Mosca deve comprare in altri mercati una materia prima sempre più cara. Sembra proprio che l’economia di mercato non sappia reagire alle crisi.

Gas, rischio imprese e progetti tardivi

Si prevede insomma un inverno rigido in Germania, ma le previsioni per l’Italia non sono molto migliori. Il Cerved ha appena calcolato il rischio di fallimento per ben 100 mila imprese quest’anno a causa dei mescolati effetti di pandemia, inflazione energetica e guerra. Significherebbe la perdita di qualcosa come 830 mila posti di lavoro.

E dietro a tutto c’è ancora, soprattutto, il gas. Così facciamo la conta di quello che abbiamo in casa e di quello che ci può arrivare dalle altre parti del mondo, ovviamente a prezzi maggiorati che già impattano sul carrello e sulla fragile ripresa in corso.

Così mentre Snam colloca nel porto di Piombino un rigassificatore da 5 miliardi di metri cubi l’anno (avvio attività la prossimo primavera, quindi non in tempo utile) e a largo di Ravenna uno da altri 5 miliardi di metri cubi (avvio addirittura nel terzo trimestre 2024), il sindaco (favorevole) di Ravvena Michele De Pascale si chiede perché intanto non estrarre tutto il gas che abbiamo nell’Adriatico, visto che ci costerebbe anche molto di meno.

In realtà chi ci aiuta di più è ancora una volta l’Algeria, che già quest’anno ci dovrebbe dare circa 3 miliardi di metri cubi di gas in più. La Turchia ha già aumentato i volumi del gas che passa da lei e poi approda in Puglia via TAP. Gli amici che non ti aspetti insomma. Basteranno?

Gas, un inverno un po’ più delicato

“Questo inverno sarà quello un po’ più delicato”, getta acqua sul fuoco il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. A fronte di politici europei e italiani che avvertono che a Mosca stanno per chiudere il gas, l’espressione ministeriale lascia qualche dubbio interpretativo: “un po’ più delicato”?

Sarà un eufemismo? Sarà una sineddoche? Una perifrasi? Repubblica interpreta la dichiarazione come un modo di dire che in Europa c’è chi sta peggio, come quando ti dicono che c’è la fame nel mondo. Ma insomma dovremmo cavarcela perché abbiamo questi due grandi rigassificatori in più e gli stoccaggi di gas per l’inverno procedono.

Certo qualcuno rimpiange ancora il nucleare francese, cui ovviamente Parigi si vota anima e corpo (ormai sembra anche che sia green…), mentre a Berlino si accontentano del carbone. L’importante è che a noi non resti il freddo. O il buio, perché poi col gas ci facciamo anche l’elettricità e il pericolo di tagli all’illuminazione pubblica sono concreti.

Scenari d’altri tempi insomma, da domeniche in bici. Tutti calmi però, in fondo poteva esserci anche una guerra mondiale.

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