Inflazione USA, ad aprile i prezzi rallentano nonostante i dazi
pubblicato:L'inflazione CPI flette al 2,3%, ma gli economisti avvertono: è ancora presto per misurare l'impatto della guerra commerciale

Fin qui tutto bene. L’atteso dato di oggi sull’inflazione di aprile negli Stati Uniti non ha mostrato segnali di tensione sui prezzi. Si tratta dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) censito dal Bureau of Labor Statistics. Non è l’indicatore più seguito dalla Fed per monitorare i prezzi (che è l’inflazione PCE), ma è comunque un dato che diversi analisti aspettavano, anche se molti alla vigilia - come Goldman Sachs - avevano avvisato che l’eventuale impatto della guerra dei dazi di Trump sui prezzi si vedrà eventualmente nei prossimi mesi.
Inflazione Usa, prezzi sotto controllo per ora
L’inflazione CPI comunque oggi ha mostrato un raffreddamento dei prezzi che va tenuto in considerazione: la variazione annua è stata del 2,3%, in calo rispetto al 2,4% della rilevazione precedente e sotto le attese, poste anch’esse al 2,4 per cento.
L’inflazione sottostante, al netto delle componenti più volatili di energia e alimentari, si è mantenuta al 2,8%, in linea con il consensus degli analisti.
Alexandra Wilson-Elizondo di Goldman Sachs Asset Management ha sottolineato comunque l’elevato grado di incertezza di consumatori e imprese testimoniato dall’ampio ventaglio di previsioni giunte prima del dato di oggi.
Il dato potrebbe comunque alleggerire per ora le tensioni della Fed, che deve gestire i tassi in un periodo in cui si temono gli impatti dei dazi sui prezzi e al contempo giungono costanti pressioni dalla Casa Bianca per un taglio al costo del denaro.
L’appuntamento con il difficile trade off tra contrasto dell’inflazione (eventuale) e il sostegno della crescita e dell’occupazione sembra comunque soltanto rinviato.
Inflazione Usa, benzina meno caro, ma anche dollaro debole
Il “Liberation Day” di aprile ha liberato il genio nella lampada e difficilmente non si vedranno delle conseguenze nei prossimi mesi, anche se i cali del prezzo dell’energia e della benzina alla pompa per ora sembrano bilanciare il ribasso del dollaro che minaccia i costi dell’import.
Per l’americano medio comunque è difficile tirare un sospiro di sollievo perché i costi dell’alloggio (shelter) sono cresciuti dello 0,3% ad aprile e hanno coperto da soli più di metà di tutti gli incrementi mensili dell’inflazione CPI (+0,2% contro attese di un +0,3% e un precedente -0,1%).
Inflazione Usa, finalmente in calo il prezzo delle uova
Almeno a colazione torna un po’ di buon umore perché il prezzo delle uova, secondo i dati del Bureau, sono crollati del 12,7% ad aprile, ma sono più care del 49,3% rispetto ai prezzi dell’aprile 2024.
Attualmente una dozzina di uova costa circa 3,39 dollari, meno degli oltre 8 dollari di qualche settimana fa, ma ancora care.
Una terribile influenza aviaria ha ucciso più di 169 milioni di uccelli dall’inizio del 2022 e causato un problema non da poco alle famiglie.
I dati dell’inflazione Usa di oggi appaiono comunque relativamente tranquillizzanti, anche se diversi economisti puntano l’indice sulle preoccupazioni delle famiglie che non tarderanno a farsi sentire anche sul carrello della spesa.
Per esempio il rapporto sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di recente ha rilevato un rapido calo del sentiment delle famiglie e una crescita imponente delle attese sull’inflazione.
A un altro livello va segnalato che, dopo la tempesta dei dazi di aprile, sono giunti più di recente la pausa di 90 giorni per le trattative, gli accordi commerciali con il Regno Unito e la sospensione dei dazi maggiori con la Cina.
Il braccio di ferro di Trump con i partner commerciali di tutto il mondo continua, mentre anche il settore farmaceutico inizia a essere chiamato in causa.
Forse è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo.