Nexi, forti vendite sulle azioni dopo i dati

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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La società dei pagamenti registra una leggera crescita e conferma la guidance, ma il mercato evidentemente voleva di più e il titolo rischia di rivedere i minimi storici

Nexi, forti vendite sulle azioni dopo i dati

Raramente la reazione del mercato è così netta: oggi il titolo Nexi registra vendite violente e l’azione con i minimi di stamane a 4,02 euro ha posto pericolosamente le basi per un affondo su quei minimi del 7 aprile scorso a 3,90 dove realizzerebbe il pattern del doppio massimo costruito in area 5,65 tra maggio e la fine di agosto.

Parliamo di minimi storici, ancora una volta per una società che pure è profittevole, ma a Piazza Affari non riesce proprio a costruire una reazione degna di nota e continua a perdere instancabilmente quota mettendo a repentaglio anche le manovre degli investitori della prima ora e di lungo periodo.

Nexi, risultati in leggera crescita

I conti del terzo trimestre diffusi oggi finiscono ancora di più al vaglio degli analisti e degli operatori di mercato.

Conti imperfetti, si arrestano all’ebitda e quindi celano come d’uopo la bottom line del conto economico in attesa del saldo dell’intero 2025. Bastano però a scatenare le vendite, anche se si tratta di risultati trimestrali in crescita tendenziale e congiuntura. Una crescita insomma, ancorché minima.

Il giro d’affari di Nexi segna alla fine del terzo trimestre del 2025 quota 927,3 miliardi di euro con un incremento dell’1,8% sul dato di un anno fa e di 22 milioni su quello del terzo trimestre. Sono andate benino le Merchant solutions (ossia i POS) con un +0,6% a 537,2 milioni; bene le Issuing solutions (+6,6% a 296,8 milioni, è la unit che si occupa di emissione e gestione di carte di pagamento e servizi allegati); male la Digital Banking Solutions (-4,8% a 93,2 milioni, comprende gestione degli ATM, ossia i bancomat bancari; clearing e servizi di digital corporate banking.)

Complessivamente il saldo è positivo, come detto, crescono poi del 3,1% i costi a 400,8 milioni di euro. L’aumento è collegato ai costi operativi (+5,7% a 232 mln), perché invece quelli del personale flettono (-0,2% a 168,8 mln).

Il risultato intermedio è un ebitda da 526,4 milioni di euro che cresce dello 0,9% e ha un invidiabile margine del 56,8% sui ricavi.

Nei nove mesi le cose non sono andate tanto diversamente: i ricavi sono cresciuti del 2,4% a 2,64 miliardi, l’ebitda è aumentato del 3,5% a 1,395 miliardi. Le dinamiche delle BU sono simili a quelle dell’ultimo trimestre, anche se appunto si nota un rallentamento della crescita dei ricavi e dell’ebitda, che però da inizio anno ha un margine del 52,8% inferiore a quello appena visto per i tre mesi.

Sul giro d’affari complessivo Nexi ammette il peso della perdita di alcuni clienti bancari per via delle manovre di consolidamento del settore creditizio italiano. Nexi comunque registra una crescita della base clienti delle PMI nel settore delle merchant solutions in Germania e in Polonia e l’e-commerce va bene in tutti i mercati.

Nella linea di business delle issuing solutions fanno bene il prodotto International debit in Italia e l’up-selling/cross-selling di servizi a valore aggiunto.

Crescono, come per le soluzioni commerciali, gli International Scheme (servizi di pagamento internazionale, per esempio con i circuiti di Visa e Mastercard). Sulle soluzioni digitali bancarie pesa un phasing diverso delle attività progettuali, ma nel quarto trimestre la crescita dovrebbe tornare positiva.

Nexi, la guidance 2025 confermata

A fine trimestre Nexi conferma gli obiettivi per l’intero 2025:

-          Ricavi +1%/+6% (low-to-mid-single digit) “influenzata da impatti eccezionalmente elevati relativi alla vendita dei business di acquiring da parte di alcune banche e a rinegoziazioni di contratti rilevanti in termini di size. Al netto di tali impatti, la crescita underlying dei ricavi è prevista in accelerazione a/a”;

-          Margine dell’ebitda in espansione: almeno di 50 punti base a/a, ma l’entità dipenderà dal mix dei volumi e dei ricavi nel quarto trimestre 2025;

-          Eccesso di generazione di cassa di almeno € 800 milioni.

Cosa vuol dire? Significa ricavi tra 3,54 e 3,72 miliardi di euro, ossia a 3,63 miliardi di euro nel midpoint (+3,5%) con un ebitda margin di almeno il 53,5%, che significherebbe, sempre nel midpoint, un ebitda di 1,94 miliardi di euro. E poi se sempre l’utile netto fosse del 39% dell’ebitda, allora il 2025 si potrebbe chiudere con un risultato netto di 750 milioni di euro e quindi l’attuale capitalizzazione da 4,92 miliardi circa varrebbe circa 6,45 volte l’utile atteso (P/E forward).

Speculazioni, calcoli imperfetti senz’altro. Di certo Nexi ha dichiarato di non avere più obblighi o impegni di acquisto della divisione dei pagamenti del Banco Sabadell, anche se non esclude nuove trattative su quegli asset, su basi diverse. In Spagna per il Sabadell, dopo la sconfitta dell’opa ostile del BBVA, si è aperto un nuovo scenario e la cessione dei pagamenti non è più una priorità.

Ancora una volta per Nexi è un cambiamento di scenario, come quando in Italia il Banco BPM si fa la soluzione dei pagamenti in casa (NUMIA) con il fondo FSI o MPS, con cui Nexi ha un solido legame, compra Mediobanca.

Bisogna correre per inseguire l’evoluzione tecnologica che nei pagamenti digitali è vorticosa e per non perdere posizioni nello scenario di consolidamento italiano ed europeo.

Nexi, la remunerazione dei soci

Con i cali di oggi (ancora un -6,81% a 4,16 euro mentre scriviamo) il mercato sembra scommettere contro le strategie di Paolo Bertoluzzo, lo storico ad di Nexi venuto da Cartasì e ICBI che da tempo cerca di voltare ancora pagina. La nuova e più generosa policy di remunerazione dei soci fa senza dubbio parte di questi tentativi. Quest’anno gli azionisti hanno approvato la distribuzione di dividendi per 300 milioni di euro (0,25 euro per azione) e un complessivo ritorno di valore agli azionisti per 600 milioni, il 20% in più del 2024, che significa l’aggiunta di un buyback da 300 milioni che è stato completato a settembre a un prezzo medio per titolo di 5,092 euro fino al 4,77% del capitale proprio della società poi annullato.

Si creano ora in bilancio spazi di eccesso di generazione di cassa per almeno 800 milioni, ma oggi Piazza Affari non è benigna.

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