Nvidia ancora in forte crescita, ma si avverte qualche scricchiolio
pubblicato:Risultati trimestrali oltre le attese, deludono appena i ricavi chiave dai server, e l’after market è in rosso. Il CEO Huang rassicura: siamo al centro della rivoluzione dell’AI ed è più viva che mai. Ma il mercato fa i conti anche con l’incognita cinese

Il colosso dei chip per l’intelligenza artificiale Nvidia ha chiuso il secondo trimestre del 2025 con un balzo dei ricavi del 56% a 46,7 miliardi di dollari, oltre le attese del consensus LSEG ($ 45,9 mld).
Anche i ricavi dai data center sono aumentati in un anno del 56% raggiungendo i 41,1 miliardi di dollari, circa l’88% del giro d’affari complessivo, ma leggermente al di sotto delle attese (41,3 miliardi il consensus sul dato specifico raccolto da Bloomberg).
Le spese operative sono cresciute del 38%, meno del fatturato, a 5,41 mld, quindi l’utile operativo è balzato del 53% a 28,4 miliardi portando l’utile netto del gruppo di Santa Clara a 26,42 miliardi di dollari (+59%).
In termini di risultato per azione, Nvidia chiude i 3 mesi al 27 luglio 2025 con un eps adjusted di 1,05 dollari, in crescita del 54% sugli 0,68 dollari di un anno fa e oltre gli 1,01 dollari del consensus degli analisti.
Per il terzo trimestre Nvidia si attende ricavi da 54 miliardi di dollari (+/- 2%). Il panel di analisti (35) consultato da S&P Market Intelligence ha adesso un consensus per il terzo trimestre di 53,41 miliardi di dollari, quello di LSEG uno di 52,76 miliardi.
Il gruppo non tiene conto nell’outlook sul trimestre in corso di eventuali vendite di chip H20 in Cina e si aspetta ancora margini lordi di circa il 73% (leggermente superiori a quelli del secondo trimestre). Nvidia ha anche annunciato un buyback da ben 60 miliardi di dollari e pagherà un dividendo trimestrale da 0,01 dollari il prossimo 2 ottobre.
Nvidia, la questione cinese
Il gruppo ha affermato di non aver venduto microprocessori H20 a clienti cinesi nel secondo trimestre e non ha tenuto conto di eventuali consegne di questo chip specifico per la Repubblica Popolare nell’outlook per il terzo trimestre.
Di recente, secondo quanto rivelato dal sito settoriale The Information, il gruppo avrebbe chiesto a fornitori come Amkor Tech e Samsung di bloccare la produzione di componenti legate agli H20 e, secondo Reuters, anche a Foxconn sarebbe stata inviata una richiesta di questo tipo.
Nvidia aveva ricondotto questi rumors al normale dialogo continuativo con i fornitori, ma i segnali erano giunti dopo le voci di pressioni delle autorità cinesi per scoraggiare l’acquisto dei chip di Nvidia da parte delle imprese locali per presunti timori sulla sicurezza.
Secondo altre ricostruzioni alcune dichiarazioni del segretario al Commercio Usa Howard Lutnick sulla volontà di creare una dipendenza cinese dalla tecnologia Usa fornendo alla Repubblica Popolare soltanto il quarto livello tecnologico dei chip avevano irritato l’establishment cinese.
L’approccio degli Stati Uniti, dopo il via libera agli H20 alla Cina a luglio, nuove frenate e quindi la decisione di imporre una tassa del 15% su tutto l’export di Nvidia verso la Repubblica Popolare, è rimasto nel frattempo all’attenzione.
Per il CEO di Nvidia Jensen Huang in questa fase di rivoluzione tecnologica è prioritario difendere il predominio tecnologico statunitense incoraggiando l’export, anche perché la tecnologia per l’AI sarà comunque sviluppata dai player in campo. Così ha detto al presidente Usa Donald Trump.
Nel primo trimestre del 2025 Nvidia aveva dichiarato oneri da circa 4,5 miliardi di dollari per la svalutazione dell’eccesso di scorte di H20 progettati per la Cina e aveva previsto perdite collegate per 8 miliardi nel secondo trimestre.
Come anticipato il gruppo nei dati pubblicati ieri sera, ha dichiarato di non aver venduto chip H20 a clienti cinesi e di non aver tenuto conto di questi prodotti per l’outlook sul terzo trimestre.
Nel secondo quarto Nvidia ha ottenuto benefici per oltre 800 milioni di dollari dalle vendite ad altri clienti di H20 in magazzino, ma come detto le incertezze sono numerose e c’è anche la questione geopolitica di Taiwan dove opera soprattutto il fornitore chiave TSMC, eventuali scontri tra Stati Uniti e Cina potrebbero influenzare anche questi aspetti.
Nvidia: Huang, domanda per l’AI ancora solida
Nelle scorse settimane diverse voci di peso (in parte anche il CEO di OpenAI Sam Altman) hanno evidenziato il rischio di un eccesso di attenzione sull’AI in questa fase, il pericolo di una bolla insomma.
Il management di Nvidia ha cercato di spazzare via queste incertezze, sottolineando una solida tenuta della domanda.
Il fondatore e CEO di Nvidia Jensen Huang ha affermato reciso: “La gara per l’intelligenza artificiale continua e il [nostro] Blackwell è la piattaforma al suo centro”.
In altre parole il boom dell’AI è ancora in corso e Nvidia ne resta il centro con la sua capacità di assorbire i capex miliardari dei big della tecnologia che stanno investendo in intelligenza artificiale.
Il CFO Colette Kress ha calcolato che gli investimenti in AI dovrebbero raggiungere i 600 miliardi di dollari quest’anno tra clienti enterprise e cloud e generare tra i 3 e i 4 trilioni di dollari di spesa in infrastrutture entro la fine del decennio.
Il titolo Nvidia, dopo i risultati, ha perso il 3,1% a 175,97 dollari nell'after hours e in queste ore cede in pre-market l'1,59%. Sebbene la crescita e lo sviluppo del big dei chip continui ad essere per molti versi sostenuta e invidiabile qualche scricchiolio si percepisce.
Secondo alcuni osservatori un balzo dei ricavi del 50-55% non è comunque il raddoppio del giro d'affari visto in altre fasi, come quando nel bilancio primo gennaio 2025 aveva più che raddoppiato le vendite da 60,9 a oltre 130 miliardi di dollari.