Nvidia, anche Thiel vende e il mercato si fa una domanda in attesa dei dati di domani

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Il patron di Palantir ha venduto tutte le quote di Nvidia nel trimestre al 30 settembre e tagliato anche l'esposizione a Tesla. Domani i dati del big dei chip per l'AI saranno un driver fondamentale dei mercati. Ecco cosa aspettarsi (consensus), ecco cosa chiedersi

Nvidia, anche Thiel vende e il mercato si fa una domanda in attesa dei dati di domani
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Peter Thiel ha venduto 537.742 azioni di Nvidia nel terzo trimestre di quest’anno, per un valore complessivo di circa 100 milioni di dollari. Lo riporta, tra gli altri, Reuters che cita un filing (modulo) della SEC dal quale risulterebbe il completo disimpegno del patron di Palantir dal colosso dei microprocessori per l’AI Nvidia.

Per la verifica della notizia bisogna un po’ entrare nel tecnico e scaricare gli ultimi due modelli 13F di Thiel Macro LLC, la società con cui ha operato Peter Thiel per cui firma il chief compliance officer David Wheelock. Sostanzialmente gli investment manager istituzionali che esercitano l’investimento discrezionale su almeno 100 milioni di dollari di asset devono ogni tre mesi compilare un Form 13F con la SEC, la Consob degli Stati Uniti, dichiarando i propri possedimenti.

Così, confrontando, il 13F di Thiel Macro LLC al 30 giugno e quello al 30 settembre pubblicato venerdì scorso si apprende che mancano all’appello proprio 537.742 azioni di Nvidia. Alla chiusura del 30 giugno, quando Nvidia valeva 157,99 dollari, quel pacchetto valeva circa 85 milioni di dollari e alla chiusura del 30 settembre, a 186,58 dollari per ogni titolo della società guidata da Jensen Huang, quel pacchetto valeva oltre 100 milioni di dollari, il valore presumibilmente più prossimo a quello di liquidazione dei titoli di Peter Thiel.

Ora dalla seconda trimestrale di Nvidia sappiamo che la media dei titoli in circolazione nel secondo quarto di quest’anno era di 24,532 miliardi di azioni, quindi il pacchetto venduto da Thiel è di appena lo 0,00219% circa del capitale.

In fondo anche la vicepresidente esecutiva e direttrice finanziaria (CFO) di Nvidia Colette Kress ha venduto azioni per milioni di euro negli ultimi mesi, così come Jensen Huang che ha venduto 25 mila azioni incassando quasi 5,2 milioni di dollari soltanto il 29 ottobre scorso (ma controlla altri 69,75 milioni di titoli direttamente e la holding con la moglie Lori, la Jen-Hsun & Lori Huang Living Trust, ne aveva oltre 581 milioni).

Ma a volte, come avrebbe detto Enrico Cuccia, le azioni si pesano, non si contano e il disimpegno di Peter Thiel dopo quello recente di Softbank acquista un particolare valore segnaletico, perché appunto il venditore non è un investitore qualunque.

Chi è Peter Thiel?

Alcuni lo considerano il leader della PayPal Mafia, la cerchia di ex fondatori di PayPal che comprende anche Elon Musk (e Mac Levchin, David O.Sacks, Scott Banister, Roelof Botha, Steve Chen...) e che ritorna spesso negli organigrammi del big tech a stelle e strisce.

Non a caso nel portafoglio della Thiel Macro LLC anche Tesla ha un certo peso, anche se al 30 settembre scorso risultava ridotto a meno di un terzo dai circa 86,59 milioni di titoli del 30 giugno ai circa 28,38 milioni di titoli del 30 settembre.

A differenza di Musk che è notoriamente sudafricano (quindi non potrà mai fare il presidente degli Stati Uniti), Peter Andreas Thiel viene da Francoforte sul Meno dove è nato nel 1967, è quindi europeo e non potrà guidare l’America dalla Casa Bianca, eppure è anche uno dei maggiori alfieri mondiali viventi della sovranità statunitense.

Non proprio un Henri Kissinger, ma sicuramente un uomo nella stanza dei bottoni degli States, visto che la sua Palantir controlla buona parte dei software critici per la sicurezza Usa essendo una delle poche che hanno un livello di autorizzazione IL6 per il Dipartimento della Difesa USA (l’esatto numero di queste società autorizzate a gestire i cloud più segreti degli Stati Uniti non si conosce, ma ci sono anche la AWS di Amazon, la Oracle di Larry Ellison e altri).

Thiel e quel ponte con la Casa Bianca di nome JD Vance

Un tocco di mistero e un odore di deep state che potrebbe piacere molto ai complottisti e che in qualche maniera è incoraggiato dallo stesso Thiel, che parla da filosofo e ha preso il nome della sua società di software da una sfera di cristallo della mitologia del Signore degli Anelli di JRR Tolkien, un must per buona parte della destra anche italiana e per JD Vance, quel vicepresidente di Donald Trump che proprio con Thiel si è formato professionalmente in Mithril Capital.

Possono sembrare rimandi occasionali e legittime affinità (prendiamo quattro potenti e vediamo per quanti libri condividono una passione), ma già l’anno scorso queste citazioni dell’universo di Tolkien erano state analizzate dal New York Times e da Politico, per citare solo due casi.

In realtà era poco più di un curiosare tra il nuovo fenomeno politico di questo secondo mandato Trump, ossia il cattolico JD Vance che con i suoi concetti di “prossimo” e ordo amoris avrebbe spinto anche Papa Francesco a delle precisazioni e che forse si è chiarito con il nuovo Papa americano Leone XIV, e i legami vecchi e nuovi della nuova Casa Bianca con i potentati tecnologici e finanziari della California e di Washington.

Palantir, i tagli dell'amministrazione Trump non la tangono, anzi

Tutt’altro che spigolature insomma. Anche perché Palantir non ha affatto risentito dei tagli della spesa pubblica della nuova Amministrazione Trump e anzi già a maggio aveva ricevuto più di 113 milioni di dollari di commissioni dal governo federale, un dato calcolato ancora dal New York Times che temeva che la società di Thiel potesse sempre più facilmente incrociare i dati di milioni di americani incrociano i risultati dei suoi software applicati in varie agenzie.

Di certo al gruppo le cose vanno bene. I ricavi consolidati di Palantir nei primi nove mesi del 2025 sono balzati da 2,037 a 3,068 miliardi di dollari e l’utile netto si è moltiplicato da 390 milioni a oltre 1,02 miliardi di dollari. Lo si è appreso appena lo scorso 3 novembre, quando il gruppo ha alzato la guidance sui ricavi di quest’anno alla forchetta tra 4,396 e 4,400 miliardi di dollari, proiettando le stime sull’utile dalle operazioni ordinarie tra 2,151 e 2,155 miliardi.

Nvidia, il consensus e le vendite che si fanno notare

Ma il mercato oggi si chiede un’altra cosa. Il disimpegno di Softbank prima e Thiel dopo sono un brutto segnale per Nvidia? Gli analisti domani si aspettano ancora molto dalla trimestrale più attesa a Wall Street.

S&P Global Market Intelligence ha raccolto tra 42 analisti un consensus sui ricavi di 55,03 miliardi di dollari in media e per gli utile per azione (adjusted naturalmente) si attende 1,25 dollari (a fronte degli 1,05 dollari del trimestre a luglio e degli 0,81 raggiunti nei tre mesi ad aprile…).

Dai minimi di aprile ad oggi Nvidia ha più che raddoppiato il proprio valore, nonostante il titolo abbia perso circa il 13% dai massimi a 212,19 dollari del 29 ottobre.

La domanda è: i risultati in arrivo saranno l’occasione per un rilancio dei prezzi al rialzo o l’occasione per prese di beneficio anche violente?

La risposta sicuramente riguarderà tutti i mercati, anche perché sarà un termometro fondamentale dell’appetito al rischio sul settore AI e le sue infrastrutture che è stato uno dei driver di mercato più imponenti degli ultimi due anni almeno.

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