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Saras, si va in Olanda anche così

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Opa del colosso Vitol sulla società dei Moratti, ma il titolo cala perché il mercato sperava di più. Gli interisti sperano in un ritorno della famiglia alla squadra, ma intanto un altro pezzo di industria italiana se ne va all'estero

Saras, si va in Olanda anche così

Sell on news. Il titolo di Saras oggi ripiega del 4,51% e si riporta a 1,71 euro, sotto il nuovo prezzo dell’offerta in arrivo a 1,75 euro per azione dal colosso globale delle materie prime Vitol. In mattinata c'è stato persino un affondo a 1,66 euro circa.

Il grafico rivela subito che le indiscrezioni dei giorni scorsi avevano già scaldato il titolo: chi arriva oggi, arriva tardi. Ma facciamo il punto.

Saras, i rumors e l'accordo

Mercoledì scorso Bloomberg riporta che i Moratti sono stati contattati da diversi investitori interessati alle quote del gruppo. La famiglia Moratti controlla poco più del 40% del gruppo: la Massimo Moratti S.a.p.A. di Massimo Moratti ha il 20,011%, la Angel Capital Management ("ACM") di Angelo Moratti ha poco più del 10% e la Stella Holding di Gabriele Moratti ha un altro 10% circa. Angelo e Gabriele sono i nipoti di Massimo.

Prima un no comment, poi la conferma venerdì di trattative con Vitol, adesso la conferma dell’operazione che comporterà un’opa da 1,75 euro.

Nel mezzo le indiscrezioni su un’offerta ben più ricca, a 2,2 euro ad azione. Ma le valutazioni in questi casi, si sa, sono un terno al lotto. L’azione non supera mai, neanche venerdì, gli 1,95 euro, ma sicuramente qualcuno oggi ci perde, perché i titoli appunto scendono. Facciamo due calcoli.

La nota ufficiale di oggi indica che il premio dell’offerta (€ 1,75 appunto) sulla media ponderata degli ultimi 12 mesi di Saras è del 30% circa, ma se si va a martedì scorso questo premio è di appena il 7%

E' soprattutto una questione di soldi, ma non solo.

Saras: carta d’identità

Oggi Saras si identifica sostanzialmente con Sarroch, la maxi raffineria sarda da ben 300 mila barili di petrolio al giorno in termini di capacità. È uno dei maggiori impianti d’Italia e d’Europa nel suo genere e fornisce anche energia elettrica per ben 575 MW, più del 40% dell’energia che serve a tutta la Sardegna.

A questo affianca anche 171 MW di eolico e una pipeline (progetti) di altri 593 MW di eolico e di 79 MW di solare.

Nel 2021 le lavorazioni di Sarroch sono state di 13,87 milioni di tonnellate in tutto, il secondo impianto era Priolo, in Sicilia, con “appena” 8 milioni. L’impianto siciliano è paragonabile a quello sardo, ha una capacità di lavorazione di 320 mila barili al giorno, ma ISAB è straniera da un pezzo, anzi il suo passaggio dai russi di Lukoil alla cipriota Goi Energy, che venderà comunque al colosso delle materie prime Trafigura, è stato uno dei dossier scottanti del 2022, fra industria, geopolitica e finanza.

Adesso entra in campo un altro colosso delle commodity, Vitol, e Saras diventa olandese. La ACM di Angelo Moratti mantiene un 5% tramite derivato di “funded collar”, ma potrebbe in determinate condizioni dover cedere anche quella quota al gruppo internazionale.

Annualizzando i dati dei 9 mesi del 2023 (quelli dell’intero esercizio sono attesi per il prossimo 15 marzo), si contano per Saras, ricavi da circa 11,29 miliardi e utili da circa 350 milioni di euro. L’anno scorso non è andato bene i 9 mesi del gruppo mostrano un crollo dei ricavi del 29% e dell’utile del 42%, ma va detto che anche l’anno scorso è stato influenzato da una fase di normalizzazione e di calo dei margini nel contesto di un’offerta crescente dall’Asia (Cina, India e Turchia non hanno aderito alle sanzioni contro la Russia) e in parte al rallentamento della domanda industriale Ocse.

In pratica sono calati i prezzi dei maggiori prodotti petroliferi e dell’energia elettrica e Saras ne ha risentito. Per intenderci a fine 2022 la benzina valeva 1.036 dollari a tonnellata, il diesel 1.052 dollari, l’elettricità 323 €/MW (PUN), a fine settembre si era passati a 866 $ per la benzina, a 808 $ per il diesel, a 129 €/MW per l’elettricità.

Nello stesso periodo il gruppo ha speso un po’ di cassa, “peggiorando” la situazione finanziaria che comunque è molto solida (anzi), in altri termini da una PFN positiva di 268,6 milioni a fine 2022 si è passati a una positiva per 194,5 milioni a fine settembre. In mezzo tasse per 305 milioni (di cui 170 milioni di tassa sugli extra-profitti), investimenti per 187 milioni di euro, dividendi per 181 milioni di euro, interessi e oneri finanziari per 31 milioni. Nel mezzo anche la generazione di cassa operativa per 565 milioni di euro e la riduzione di circolante che ha apportato ai flussi altri 70 milioni di euro. A fine settembre Saras aveva disponibilità liquide ed equivalenti per 650,4 milioni di euro.

Ma quanto viene pagata adesso? A 1,75 euro ad azione, tutto il capitale emesso viene valutato più di 1,66 miliardi di euro.  

Come dimostra l’andamento del titolo in queste ore, per alcuni osservatori questa offerta è inferiore alle attese. E’ il caso di Equita che stima un EV/EBITDA 2024 di 5,4x, nella parte bassa del range di settore. Ma non è da dimenticare che appunto i rumors degli ultimi giorni erano di valutazioni molto più generose.

L’operazione è comunque soggetta al golden power e al vaglio dei mercati, quindi ci sarà un po’ da aspettare, anche se qualche valutazioni più ampia si può già fare.

Saras, il contesto della vendita

Vitol è un colosso mondiale delle materie prime e in particolare di quelle energetiche: nel 2022 ha fatturato 505 miliardi di dollari, un balzo rispetto ai 279 miliardi del 2021 dovuto proprio al boom dell’energia che tanto male ha fatto all’economia europea. Ma c’è anche da dire che oltre ai prezzi quell’anno si sono gonfiati i volumi e che quindi il gruppo è stato uno di quelli che portava l’energia in Europa mentre divorziavamo dalla Russia. Nel quarto trimestre di quell’anno difficile due terzi del gas naturale liquefatto di Vitol sono andati all’Europa. Ma va detto anche che Vitol ha continuato a esportare il petrolio raffinato russo che l’Europa tagliava.

Quest'acquisizione è di rango: Vitol balza a 800 mila barili di capacità di raffinazione al giorno, a 4 GW di energia termica e a 1,4 GW di rinnovabili. Senza considerare che si dice che sia in trattativa con Exxon Mobil per la quota dell'americana nel terminale Adriatic LNG, una delle maggiori porte del gas liquefatto in Italia. D'altronde conosce bene il Bel Paese e lavora da anni anche con Eni all'estero. Sicuramente ne sentiremo parlare sempre di più.

Ovviamente la famiglia Moratti difende l’operazione di vendita: “La miglior garanzia per il futuro successo della raffineria di Sarroch – è secondo Massimo Moratti proprio - l'aggregazione con un primario operatore industriale del settore energetico globale, quale è Vitol, dotato di risorse relazionali, finanziarie e manageriali necessarie per competere nell'attuale contesto di mercato internazionale”.

Ci sono stati consulenti di mezzo, confronti nella famiglia e valutazioni sulle strategie globali e sugli impatti per maestranze, azionisti e stakeholder.

Qualche tifoso spera già che ora Moratti ricompri l’Inter, ma questa sarebbe sicuramente un’altra partita.