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Psicologia e finanza: l'importanza dei bias cognitivi

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Ogni processo decisionale è frutto di vari passaggi che sono influenzati dalle credenze e dai pregiudizi personali. Soprattutto in ambito finanziario, le scelte che si fanno dovrebbero essere dettate dalla razionalità e non dalla sfera emotiva ed emozionale.

Psicologia e finanza: l'importanza dei bias cognitivi

Bias cognitivi: i processi decisionali

Le decisioni in ambito finanziario dovrebbero essere dettate dalla razionalità ed essere quanto più possibile scevre da qualsiasi scoria emotiva. 

Purtroppo, essendo esseri umani, le emozioni la fanno spesso da padrona finendo, in diversi casi, per influenzare in maniera sostanziale i processi valutativi ed operativi. 

Nessuno è esente da condizionamenti, sia chiaro: il solo fatto di far parte di una società, di essere al mondo, di respirare, già ci pone nella condizione di essere aggredibili dalla sfera emotiva.  

Ciò che occorre fare, per quanto possibile, è ridurre ai minimi termini l’impatto che questa può avere sui nostri processi decisionali, specie quando si parla dei nostri soldi e di quella che è la pianificazione finanziaria della nostra esistenza. 

Tenere quindi alla lontana quei cosiddetti meccanismi mentali (bias) che inducono a percezioni errate e conseguentemente a punti di vista sbagliati, deve essere quindi l’obiettivo di ogni risparmiatore. Facile a dirsi, molto meno a farsi. 

Bias cognitivi: le diverse tipologie 

Di quelli che vengono definiti bias cognitivi ne esistono di differenti tipologie. Può capitare di adottarne qualcuno, o addirittura tutti, senza nemmeno rendersene conto. 

Da un punto di vista finanziario, prendiamo in considerazione alcuni dei bias che maggiormente possono condurre il risparmiatore.  

Quello dell’eccesso di fiducia nei propri confronti è sicuramente uno dei più pericolosi, nel senso che porta a sovrastimare le proprie conoscenze ed informazioni e a ritenersi più edotti rispetto a quanto in realtà si è. 

Ciò porta a non prendere in considerazione altre possibilità, a non porsi delle domande, a cercare ulteriori informazioni che invece potrebbero essere decisamente utili. 

Coloro che operano in borsa, possono anche essere preda del bias dello scommettitore, ovvero credere che gli eventi passati possano influenzare quelli futuri (in un modo o nell’altro).

Se un titolo non ha un andamento positivo da tempo, ad esempio, si tende a pensare che, con buona probabilità, non potrà che risalire. 

Il che, potrebbe anche avere una sua logica, se rapportato, ad esempio, alla situazione dell’azienda da un punto di vista economico e reddituale.  

Il bias dell’ottimismo o della negatività, influenzano, in modo antitetico tra loro, i processi decisionali, portando il risparmiatore a vederee le cose e gli eventi in maniera più rosa o nera di quanto siano realmente. 

Bias: come combatterli 

Se esistono questi comportamenti e stati d’animo quasi inconsapevoli, è opportuno sapere che vi è anche il modo per fronteggiarli. 

La risposta, in effetti, è molto più semplice di quanto si possa pensare ma richiede uno sforzo di volontà che non tutti sono in grado (o vogliono fare). 

Per combattere i bias cognitivi, occorre semplicemente cercare la prova contraria rispetto a quelle che sono le proprie convinzioni.

Sembrerebbe molto facile, ma, come già evidenziato, è uno degli aspetti più difficili. Perché? 

Perché cercare le prove contrarie rispetto alle proprie idee o posizioni, significa mettersi in gioco. Non sono molte le persone che hanno la forza di farlo. 

Invece, è l’unica via. 

Cercare quindi punti di vista alternativi per vedere se le conclusioni sono sempre le stesse. In tal caso, sapremo di essere nel giusto. Nel caso opposto, avremo tutte le possibilità di cambiare atteggiamento e fare scelte consapevoli.  

  

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