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Titoli di stato e obbligazioni: i rendimenti fanno gola

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Lo scorso anno ha minato certezze, assiomi e paradigmi. Uno di questi era legato alla correlazione inversa tra mercati azionari e obbligazionari. Il 2022, infatti, è stato negativo per entrambi.

Titoli di stato e obbligazioni: i rendimenti fanno gola

Il nuovo anno invece potrebbe rivelarsi più allettante, almeno per ciò che riguarda le cedole, data la politica restrittiva delle banche centrali mondiali.

Titoli di stato e obbligazioni: quali sono le differenze? 

Innanzitutto, occorre partire da quelle che sono le differenze tra titoli di stato ed obbligazioni cosiddette corporate. Se, infatti, nel funzionamento presentano le stesse caratteristiche, diverse sono le valutazioni in materia di affidabilità e quindi di rischio che si corre nell’acquistarle. 

Giova ricordare che il rischio è legato anche all’emittente, alla durata, alla valuta, alla tipologia di tasso che viene utilizzato per il calcolo delle cedole.

Il tutto, senza scordare quelle che sono le criticità generali legate all’andamento economico mondiale, alle politiche monetarie attuate dalle banche centrali, alle pressioni inflattive, allo stato di espansione o recessione e via dicendo. 

Un titolo di stato, tendenzialmente, dovrebbe garantire un tasso di rischiosità meno elevato rispetto ad una cosiddetta obbligazione corporate (ovvero emessa da una singola azienda). Questo principio, però, non è scontato: dipende sempre dalla scelta dell’emittente

Ovviamente, più l’emittente è solido e affidabile, minore sarà il tasso di interesse che riconoscerà ai sottoscrittori del proprio debito.

Viceversa, un Paese o una società con un rating inferiore, per raccogliere gli stessi capitali, saranno costretti a garantire un rendimento superiore agli acquirenti propri titoli, in virtù del maggior grado di rischio che essi vanno ad assumere. 

Titoli di stato: quanto rendono? 

Oltre alla affidabilità dell’emittente, ci sono diverse variabili che concorrono alla determinazione del rendimento di un titolo e quindi alla sua appetibilità o meno. 

In prima battuta, durata e tasso di interesse, che, nel caso di emissioni a tasso fisso, sono strettamente collegati tra loro. 

Se opto per un tasso variabile infatti, indipendentemente dalla durata dell’obbligazione che acquisto, avrò sempre un rendimento in linea con quello che è l’andamento del mercato dei tassi. 

Se invece scelgo un titolo di stato o una obbligazione a tasso fisso, le cose cambiano decisamente.

Ad esempio, ad oggi, un BTP con scadenza dicembre 2028 (quindi 6 anni), a fronte di una cedola nominale del 2,80% lordo, garantisce un rendimento effettivo netto a scadenza che supera il 3,50%

Un BTP con scadenza settembre 2033, ovvero decennale (circa) a fronte di una cedola lorda del 2,45%, garantisce, oggi, un rendimento effettivo netto a scadenza poco al di sotto del 4,5%.  

Titoli di Stato e obbligazioni: cosa acquistare? 

Quali titoli acquistare, dunque? 

Le nuove emissioni di titoli a tasso fisso sono da monitorare, proprio in relazione ai tassi nominali in crescita che potrebbero prospettare. Detto ciò, occorre in prima battuta sempre valutare le proprie esigenze e l’orizzonte temporale dell’investimento. 

Sappiamo infatti che, in una fase di politica restrittiva con tassi di riferimento in aumento, le emissioni di titoli a tasso fisso già presenti sul mercato vanno a deprezzarsi in conto capitale (deprezzamento che si amplifica man mano che si dilata nel tempo la scadenza finale del titolo stesso). 

Ergo, chi ha esigenze di breve durata, dovrà sicuramente optare per forme d’investimento differenti.

Chi ha un orizzonte temporale di medio periodo, potrebbe invece trarre un doppio beneficio: nell’immediato, sfruttando i tassi nominalmente più elevati e nel tempo, grazie ad un apprezzamento dei corsi dei titoli nel momento in cui la politica monetaria invertirà la sua rotta. 

In ogni caso, è sempre bene ricordarsi che la diversificazione è sempre uno strumento essenziale per la riduzione del rischio globale del proprio portafoglio. 

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