USA, passi avanti verso la fine dello shutdown, ecco cosa significherebbe
pubblicato:Un accordo in Senato apre la via allo sblocco del governo federale. Trump cautamente ottimista, i Democratici vogliono concessioni sui premi sanitari. Numeri e prospettive di un dossier che pesa sull'economia a stelle e strisce

Domenica 9 novembre 2025 sono state poste delle solide basi per porre una fine allo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. La semiparalisi dell’amministrazione federale Usa è infatti cominciata lo scorso 1° ottobre e quindi oggi compie quarantuno giorni.
Un accordo al Senato a stelle e strisce ieri si è garantito il supporto di 8 decisivi voti dei democratici dell’opposizione al governo repubblicano di Donald Trump e ha quinti aperto la strada a un accordo più complessivo che vari la manovra finanziaria voluta da Donald Trump e sblocchi l’impasse politica che ha portato dipendenti federali USA senza paga ai banchi alimentari a stelle e strisce e rischia di bloccare il 10% dei voli dai principali aeroporti americani a ridosso di Natale.
Non a caso il primo a spingere verso un cauto ottimismo è proprio il presidente Usa Donald Trump: “Sembra che stiamo andando verso la fine dello shutdown - ha dichiarato il Potus in un briefing domenicale con la stampa- Lo saprete molto presto”.
USA, il voto a Senato che ha sbloccato il fascicolo
Nel Senato Usa si contano 100 seggi, dei quali 53 repubblicani e 45 democratici in questo 119esimo Congresso USA. Va tolto dal computo il posto del senatore JD Vance diventato vicepresidente, che ha lasciato vacante il suo seggio (è stato eletto in Ohio).
L’accordo tra democratici e repubblicani che ha portato al voto favorevole di 8 democratici su un provvedimento di spesa è stato quindi fondamentale, ma anche divisivo.
Ieri alle 8:27 della sera di Washington il Senato ha sbloccato in parte il percorso della manovra finanziaria del governo Trump al Congresso, l’H.R. 5371, il provvedimento di allocazione della spesa federale alle varie agenzie (un appropriations bill come dicono loro) In particolare con una maggioranza di 60 voti a favore e 40 contrari è stato approvato il “Cloture on the Motion to Proceed”, ossia una procedura che accelera il dibattito su una misura al Senato, ma necessita appunto di una maggioranza di tre quinti, ossia di 60 voti.
Si è trattato quindi di un voto procedurale, ma è proprio su questo genere di voti che al Congresso si forgiano i termini per un dibattito legislativo.
Shutdown USA, la posta in gioco per i democratici (e non solo)
Jeanne Shaheen, senatrice del New Hampshire di 78 anni, ha guidato la pattuglia di democratici che alla fine ha sostenuto la mozione repubblicana alla Camera alta, ha subito messo in campo il prezzo politico del supporto alle mosse repubblicane ossia l’estensione dei crediti fiscali cosiddetti PTC (Premium Tax Credit) che sono stati previsti dall’Affordable Care Act (ACA), ma sarebbero con le nuove misure in scadenza alla fine di quest’anno.
Coperture sanitarie per milioni di americani a rischio, insomma.
“Per oltre un mese ho chiarito che le mie priorità sono sia il riavvio del governo, che l’estensione dei crediti fiscali previsti dall’Affordable Care Act. Questo è il miglior percorso per raggiungere entrambi questi obiettivi”, ha dichiarato Shaheen su X.
Il PTC dell’ACA è un meccanismo fondamentale dello stato sociale statunitense di oggi: in forza dal 2014 permette ai ceti medio-bassi di ottenere un credito fiscale che si può direttamente applicare ai premi dell’assicurazione sanitaria che altrimenti in molti casi può risultare insostenibile per le famiglie più fragili.
Il credito fiscale PTC è stato potenziato ed esteso dopo il Covid tra il 2021 e il 2025. L’Ufficio parlamentare di Bilancio USA (il CBO) e la commissione sulle imposte JCT ha stimato che il rafforzamento di questi crediti fiscali ha comportato nel periodo 2021-2022 maggiori uscite per 22 miliardi di dollari e minori entrate per oltre 12 miliardi. Complessivamente l’impatto sulla finanza pubblica di queste nuove misure rafforzate è stato stimato dai due enti in 113,6 miliardi nel 2024 e in 129,2 miliardi nel 2025.
Il numero dei sussidiati è più che raddoppiato il 2020 e il 2025 e all’inizio di quest’anno gli stessi CMS del governo (Centers for Medicare & Medicaid Services) stimavano in 24,2 milioni le persone che avevano sottoscritto questi piani sanitari, con 3,9 milioni circa di ‘new entry’.
Proprio questi rafforzamenti dei crediti fiscali sanitari che andrebbero a bocce ferme in scadenza alla fine di quest’anno sono la maggiore richiesta dei democratici e un’intesa con i repubblicani per la loro estensione sarebbe alla base dello sblocco della partita politica ieri al Senato.
Secondo il centro studi KFF – se non ci sarà un nuovo accordo con i democratici - in media per coloro che godono dei sussidi del Affordable Care Act di Obama con la nuova legislazione di Trump l’anno prossimo i premi annuali potrebbero aumentare del 114%, quindi più che raddoppiare.
Shutdown Usa, un'intesa ancora divisiva
Tutto rimane ancora da verificare nei prossimi passaggi al Congresso, anche perché lo stesso Partito Democratico Usa è risultato molto diviso sull’intesa.
Se il leader repubblicano al Senato John Thune ha dichiarato “Quello di stanotte è stato un buon voto”, il leader della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer ha votato contro la misura di ieri e quindi contro l’accordo, cosicché il deputato democratico Ro Khanna ha scritto su X: “Il Senatore Schumer non è più efficace e dovrebbe essere rimpiazzato”. “Se non sai guidare una battaglia per fermare l’esplosione dei premi assicurativi sanitari degli Americani, per cosa combatti allora?”, ha aggiunto. Nuovi equilibri in movimento insomma tra i democratici.
La pressione d’altronde aumenta e sono coinvolti anche milioni di dipendenti pubblici: erano 2,2 milioni all’inizio della seconda amministrazione Trump e dopo i suoi tagli almeno 300.000 potrebbero perdere il posto entro quest’anno. Altri aspettano di essere riassunti (e quindi pagati) alla fine dello shutdown.
Sempre nel contesto di un aumento della pressione il Dipartimento dell'Agricoltura USA (USDA) che eroga anche i buoni alimentari ha annunciato da questo mese un taglio importante dei contributi in un memo di sabato 8 novembre con il quale definisce "non autorizzati" diversi sussidi e in pratica taglia al 65% questi contributi alimentari per gli attuali beneficiari. Un taglio doloroso del Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP) che secondo la CNN lascia in un limbo quasi 1 americano su 8, tra quelli che dipendono dal maggiore programma USA contro la fame.
Un altro tema caldo riguarda i tempi: attualmente la piattaforma di confronto prevede solo una riattivazione del governo federale fino al prossimo 30 gennaio quindi per meno di tre mesi, dopo bisognerà stringere un nuovo accordo o si ritornerà alle chiusure.
Shutdown Usa, impatto economico da 15 miliardi a settimana
Ma sono tutti gli Stati Uniti a sperare in una termine dello shutdown anche perché è imponente l’impatto economico di questo blocco, che tra l’altro impedisce la pubblicazione di importanti dati macroeconomici e quindi lascia i policy maker, Fed compresa, quasi al buio sulle reali condizioni del lavoro e dell’economia a stelle e strisce.
Il Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca ha stimato in circa 15 miliardi di dollari alla settimana il possibile impatto dello shutdown, ossia ogni mese lo 0,2% del Pil di periodo (30,4 trilioni di dollari al mese), questo significherebbe che già oggi l’impatto dello shutdown potrebbe essere costato all’economia USA quasi 88 miliardi di dollari.
Nello stesso studio si citava la valutazione di 43 mila disoccupati in più per ogni mese di shutdown.
Ecco perché lo sblocco del governo federale appare così importante. Ma quello di ieri è stato ancora solo il primo passo.
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