Nvidia, cosa aspettarsi oggi dai dati
pubblicato:Stasera i numeri del big dei chip per l'intelligenza artificiale. Gli analisti si aspettano ancora una crescita importante. Il recente accordo con il governo Usa e i rapporti con la Cina all'attenzione insieme a qualche timore che circola nel settore

Stasera alle ore 23 in Europa (2:00 PM PT), il colosso globale dei microprocessori per l’intelligenza artificiale Nvidia pubblicherà i risultati del secondo trimestre del 2025.
L’importanza dell’AI per Wall Street e il valore strategico del settore concentrano l'attenzione dei mercati sull'evento.
Non mancano le incertezze: ieri un articolo di Reuters evidenziava che i trader in opzioni stimavano una possibile oscillazione dei prezzi di Nvidia a seguito dei dati del 6%, circa 260 miliardi di dollari, ma le posizioni erano sia al rialzo, che al ribasso, quindi una reazione importante, ma non si sa bene in quale direzione.
Con la chiusura di ieri a 181,7 dollari, il titolo si è riavvicinato ai massimi di sempre a quota 184,48 dollari segnati nell’intraday dello scorso 12 agosto. Il gruppo guidato da fondatore e CEO Jensen Huang è l’emblema più brillante del boom dell’intelligenza artificiale e con la sua eccellenza nella produzione dei chip per queste applicazioni ha cavalcato negli ultimi due anni l’hype dell’AI come nessun altro, fino a superare la capitalizzazione astronomia di 4 trilioni di dollari. Attualmente vale circa 4.435 miliardi di dollari a Wall Street.
Nvidia, i numeri attesi
Secondo il consensus LSEG riportato dalla CNBC, gli analisti si aspettano oggi un balzo dei ricavi del secondo trimestre del 53% a 45,9 miliardi di dollari dopo il +69% del giro d’affari del primo quarto (a $ 44,1 mld). Sorvegliato speciale dovrebbero essere i ricavi dei server che da soli nei tre mesi al 27 aprile 2025 avevano coperto più dell’88% del giro d’affari.
Secondo le medie raccolte da LSEG, Huang dovrebbe inoltre porre per il terzo trimestre un obiettivo di ricavi da 52,7 miliardi (+50%).
Non molto diverso il consensus raccolto da S&P Global Market Intelligence tra 41 analisti a 46,31 miliardi di dollari per i ricavi del secondo trimestre e a 52,76 miliardi per il terzo quarto dell’esercizio in corso.
Gli analisti interpellati da S&P si aspettano in media un utile per azione (eps adjusted) di 1,01 dollari per il secondo trimestre e di 1,19 dollari per il terzo trimestre: sarebbe un balzo di oltre il 48% sul dato di un anno fa.
I multipli raccolti da Morningstar attualmente vedono il titolo di Nvidia trattare a 58,64 volte gli utili degli ultimi 12 mesi sequenziali (trailing P/E) e a 40,32 volte gli utili attesi (P/E Forward). Per il tecnologico più famoso del mondo non è neanche tantissimo (Palantir a P/E Forward di 256 e un trailing di 536), visto che il Nasdaq 100 ha un P/E ratio attuale di 32,61x e l’S&P 500 uno di 24,9x, ma non si tratta certo di prezzi a sconto e siamo su livelli storicamente elevati. Altri multipli sono decisamente impressionanti: il titolo vale 118 volte le vendite, ha un rapporto EV/EBITDA di 628, ma parliamo anche di una società che ha raddoppiato i ricavi in meno di 5 anni ed è passata da un rosso di 520 milioni nel 2021 a un utile di 462 milioni di dollari nel 2024.
Nvidia, qualche scricchiolio a Wall Street sull'AI
Qualcosa però negli ultimi mesi è cambiato con un leggero rallentamento della stessa Nvidia (che comunque continua mostrare performance solidissime) e qualche crepa apertasi nel sentiment di mercato sull’AI.
Ad agosto Sam Altman, CEO della OpenAI che sviluppa ChatGPT, ha rilasciato un’intervista a The Verge in cui ammetteva che forse gli investitori erano sovra-eccitati sull’AI: un modo per dire che potrebbe esserci una bolla e la CNBC aveva messo questi dubbi sulle valutazioni del settore con dei warning simili di Ray Dalio (Bridgewater Associates), Torsten Slok (Apollo Global Management) e Joe Tsai (cofondatore di Alibaba).
Nvidia, la questione cinese finisce in una tassa del 15%
Nelle settimane precedenti però almeno due grossi casi avevano coinvolto direttamente Nvidia. A metà luglio la stessa Nvidia aveva annunciato il via libera del governo USA alle vendite di microprocessori H20 alla Cina.
Poi l’11 agosto il governo degli Stati Uniti aveva concordato con Nvidia e AMD il pagamento di una quota del 15% delle vendite di microprocessori in Cina, dopo l’ennesima pressione di Trump. Una mossa senza precedenti che ancora una volta ribaltava un po’ brutalmente una questione di sicurezza nazionale e geopolitica in un accordo economico.
Era anche il risultato di un’azione di lobbying condotta da mesi dallo stesso Jensen Huang che ha promesso investimenti per 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, adattato i chip H20 alle richieste di Washington, seguito le trattative commerciali tra la Casa Bianca e Beijing, paventato il rischio di una Cina autonoma nell’AI che potrebbe replicare nel campo dell’intelligenza artificiale la vittoria vista sulla tecnologia delle telecomunicazioni del 5G.
Il nucleo del ragionamento interessato di Huang era che una Cina dipendente dalla tecnologia americana di Nvidia era preferibile a una Cina lanciata verso l’indipendenza tecnologica e una concorrenza ancora più accesa di big come Huawei.
Un ragionamento persino troppo convincente, tanto che il segretario al Commercio Usa Howard Lutnick aveva parlato di una Repubblica Popolare dipendente dal tech Usa di cui comprava soltanto il quarto livello tecnologico di chip, dichiarazioni che hanno irritato i funzionari di Beijing fino al punto di chiedere ai regolatori cinesi di bloccare gli acquisti dei chip H20 di Nvidia da parte delle società nazionali.
L’ennesimo corto-circuito tra comunicazione interna ed esterna (ammesso che esista ancora questa distinzione) che ha destato diverse preoccupazioni sul mercato.
Oggi è prevedibile che Huang faccia almeno un accenno alla questione.
Di certo il recente investimento del governo Usa in Intel ha confermato la forte attenzione della Casa Bianca per il settore.