Nvidia, investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dopo l'investimento in Intel, Jensen Huang punta anche sulla casa di ChatGPT. In gioco data center per l'intelligenza artificiale che consumerebbero come 8 milioni di famiglie. D'altronde OpenAI ha già preso forti impegni con Oracle, ecco le ultime novità

Nvidia, investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI

OpenAI, la casa di ChatGPT, ossia dell’intelligenza artificiale ancora più famosa e diffusa al mondo, continua a macinare contratti e investimenti da favola alimentando le attese degli operatori sul mercato dell’AI.

Ieri pomeriggio la casa guidata dal CEO Sam Altman ha annunciato una lettera d’intenti con il più grande produttore di microprocessori del mondo, ossia Nvidia, che si è impegnata su un percorso molto sfidante.

Nvidia-OpenAI, i numeri del piano

Nvidia aiuterà OpenAI a mettere in piedi data-center per l’AI per ben 10 Gigawatt e aiuterà nell’impresa la casa di San Francisco investendo fino a 100 miliardi di dollari nella stessa OpenAI.

Nella seconda metà del 2026 si dovrebbero vedere i primi sistemi basati sulla tecnologia Vera Rubin che Nvidia sta ancora sviluppando.

L’obiettivo è una nuova era dell’intelligenza artificiale fondata su una potenza di calcolo mai vista. Anche solo perimetrare questi numeri è difficile. Per raggiungere un’infrastruttura di calcolo da 10 GW saranno necessari milioni di microprocessori di Nvidia, alla CNBC il fondatore di Nvidia Jensen Huang ha calcolato tra i 4 e i 5 milioni di GPU assemblate in questi sistemi dalla potenza inedita.

Il consumo di 10 GW di elettricità equivale a quello di più di 8 milioni di famiglie americane e, dato che i data center hyperscale, i più potenti sul mercato ambiscono al massimo a 100 o 150 MW, si prepara la costruzione di dozzine di nuovi centri dati.

È l’ennesima scommessa di Wall Street sull’intelligenza artificiale, lo stesso Sam Altman aveva dichiarato nei mesi scorsi che qualche investitore aveva esagerato sull’AI e si rischiava che qualcuno andasse KO, ma non la sua OpenAI, che in effetti continua a macinare contratti miliardari.

OpenAI, aveva già fatto scalpore il contratto con Oracle

Pochi giorni fa il Wall Street Journal aveva anticipato, e successivamente Oracle confermato, un maxi-contratto da 300 miliardi di dollari della software house del cloud di Larry Ellison con OpenAI che appunto chiedeva potenza di calcolo di questa entità in cinque anni. Il contratto aveva fatto balzare le quotazioni di Oracle e portato temporaneamente Ellison ai vertici della classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo.

Era chiaro comunque che lo sviluppo dei modelli di AI di OpenAI diventava sempre più vorace.

Nvidia, fortemente coinvolta nelle ‘schermaglie’ tra Stati Uniti e Cina, aveva poi, di recente, annunciato investimenti da ben 5 miliardi di dollari in Intel, aprendo (in teoria) un’alternativa americana alla produzione per ora molto concentrata sulla taiwanese TSMC.

Con numeri così è facile usare aggettivi come ‘giant’ o ‘monumental’ apparsi durante la presentazione del progetto.

OpenAI, i numeri in campo implicherebbero una crescita fenomenale

Ma la scommessa non è esente da qualche azzardo. Anche se OpenAI fino ad agosto è stato considerato secondo diversi rumors in procinto di condurre un nuovo round di finanziamento da 6 miliardi di dollari che avrebbe valutato tutto il gruppo 500 miliardi di dollari, l’ultimo contratto ha destato qualche perplessità. Fino alla fine del luglio 2025 gli articoli della cronaca finanziaria indicavano per OpenAI un ritmo di ricavi annuali dell’ordine dei 12 miliardi di dollari, appena lo scorso giugno la stessa OpenAI ha dichiarato ricavi core annuali da 10 miliardi di dollari, come potrà la casa di San Francisco spendere in 5 anni 300 miliardi, ossia 60 miliardi l’anno con Oracle?

Per andare incontro a investimenti così poderosi per forza di cose OpenAI punta a una crescita ancora più impetuosa di quella vista finora.

Di certo però il fatto che il nuovo piano di investimenti infrastrutturali della casa guidata da Sam Altman implichi a sua volta investimenti da ben 100 miliardi di dollari di Nvidia non può essere un caso.

D’altronde 100 miliardi, seppure dilazionati nel tempo, non sono pochi neanche per Nvidia, che, come ricorda Martin Peers del sito specializzato The Information stamane, aveva cassa per 57 miliardi alla fine di giugno.
Anche graficamente bisognerà fare attenzione: ieri, nonostante un balzo in Borsa del 3,9% a 183,61 dollari in chiusura, il titolo Nvidia si è fermato ancora con i massimi a 184,55 euro sulle resistenze di quest'area che testa senza successo ormai dall'inizio di agosto.

Resta infine da capire come si collegherà questa iniziativa al progetto Stargate da 500 miliardi di dollari.

Di certo anche in questo caso si parla di investimenti stellari.